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Zacchiroli contro gli autonomi: “Si scrivano in fronte ‘zona decerebrata’”

Bologna, 13 mar. – Non è piaciuta per niente al consigliere comunale del Pd Benedetto Zacchiroli la scritta tracciata martedì scorso dagli autonomi sul pavimento del portico del Teatro Comunale. “Zona demilitarizzata” avevano scritto a tempera i militanti di Crash e dei collettivi durante il corteo dedicato alla memoria di Francesco Lorusso, lo studente di Lotta Continua ucciso da una pallottola l’11 marzo 1977.

La scritta, cancellata questa mattina, era stata tracciata a tempera sul pavimento del portico del comunale che affaccia su Largo Respighi. Proprio lì, fino a qualche giorno fa, stazionava ogni sera il presidio fisso di forse dell’ordine. Ora quel presidio “statico” non c’è più, come da disposizione del Prefetto Ennio Maria Sodano.

“Si scrivano in fronte ‘Zona decerebrata‘” attacca il consigliere comunale democratico che accusa i manifestanti di “violenza alla nostra città”. “E’ più che legittimo manifestare – dice Zacchiroli – ma non imbrattare la città”.

Proprio oggi il Collettivo Universitario Autonomo, con un comunicato, ha risposto alle richieste di rinvio a giudizio della Procura per 13 militanti accusati, tra le altre cose, di violenza privata aggravata per l’irruzione in Senato accademico del novembre 2012. Il Cua parla di “aggressioni della Procura” e definisce “maldestra e scomposta” l’azione dei Pm.

Di seguito il comunicato del Cua.

“Ancora un attacco ai danni degli studenti e delle studentesse dell’università di Bologna e alla loro possibilità di esprimere dissenso. Soltanto a pochi giorni dalle misure cautelari che hanno colpito 12 studenti/esse, con divieto di dimora a Bologna per aver partecipato alle giornate del maggio scorso, in cui centinaia di persone si sono riprese il diritto di assemblea cacciando la polizia da piazza Verdi, un altro attacco viene avanzato: la richiesta di 13 rinvii a giudizio per la presa di parola all’interno del Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo del 27 novembre 2012 contro la Spending Review e i tagli all’università.

L’ennesima richiesta ad orologeria avanzata dalla procura, a cui probabilmente non sarà andata giù la risposta che la Bologna degna e solidale ha dato ai provvedimenti inaccettabili dei giorni scorsi. Infatti, martedì 11 marzo, oltre un migliaio di persone sono scese in piazza per Francesco Lorusso e al fianco delle lotte che attraversano la città, condannando con forza e rispedendo al mittente l’aggressione della procura. Senza dimenticare la prima risposta che era già arrivata ad un’ora dall’operazione, con decine di famiglie che si sono riprese il diritto all’abitare con la nuova occupazione di Via De Maria nel quartiere della Bolognina.

In questa ennesima richiesta della procura di Bologna, i cartelli, con cui si contestavano gli effetti della Spending Review e della riforma Gelmini che l’Ateneo di Bologna non ha esitato ad applicare, diventano armi pericolosissime. Addirittura questi cartelli sono un’ “offesa all’onore e al prestigio di Dionigi”. La cosa ci sembra quantomeno assurda, poiché ad essere messa in discussione è la possibilità di contestare una figura istituzionale che guida uno dei principali Atenei italiani e che quindi compie delle precise scelte politiche. I gesti, anche eclatanti, che gli studenti misero in campo quel giorno sono stati spia di una situazione drammatica dal punto di vista economico e sociale che è stata fotografata appieno dalla recente relazione del garante degli studenti Dolores Neri, che racconta una realtà preoccupante in cui sempre più famiglie non riescono a far fronte ai costi dell’università. Situazione che ormai da mesi denunciamo e di cui sicuramente sono espressione i tanti percorsi di lotta che dentro e ai bordi dell’università si stanno sviluppando. Insomma avevamo ragione a dire che durante la gestione Dionigi la condizioni di vita degli studenti sono bruscamente peggiorate.

Lo Studentato Occupato Taksim, la lotta per una biblioteca sociale al 36, fino ad arrivare alla massiccia partecipazione alle occupazioni e alle autoriduzioni contro mensa più cara d’Italia. Percorsi di lotta che sempre più vengono percepiti come l’unica risposta concreta alle esigenze e ai bisogni degli studenti e delle studentesse e su cui proviamo a far confrontare l’università come abbiamo visto con il tavolo del 4 marzo; tavolo che è in attesa di riaggiornarsi.

Chiaramente non saranno certo le aggressioni della procura a destabilizzare questi legittimi percorsi di lotta. Anzi, la risposta che abbiamo visto in questi giorni dimostra come a questi attacchi si ha la capacità di reagire con ancora maggiore forza e con la solidarietà dei tanti soggetti cittadini in lotta. Piuttosto, quella della procura, ci sembra una risposta maldestra e scomposta, da un lato alla capacità delle lotte di emergere e rispondere a bisogni concreti, dall’altro all’incapacità istituzionale di trovare una via d’uscita dal pantano in cui si ritrovano”.

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