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VIDEO – “Lo Stato fa differenza tra lavoratori, il Cancro no”

5 mag. – Lei si chiama Daniela Fregosi, 45 anni, 20 anni di attività nel mondo delle formazione e lavoratrice autonoma per scelta. Dall’estate 2013 Daniela ha scoperto di avere un tumore al seno, e ha così iniziato una serie di terapie. La storia di Daniela ha fatto il giro d’Italia, e il perché è molto semplice. Non ha raccontato solamente della sua malattia, purtroppo molto diffusa tanto che, dati alla mano, una donna su dieci nell’arco della propria vita ne viene colpita. Sul suo blog Daniela ha avuto il coraggio e il merito di raccontare passo passo cosa prevede il welfare italiano per i lavoratori autonomi colpiti da una malattia grave – ad esempio un tumore – che li costringe ad una lunga assenza dal lavoro. Molto, molto poco.

Assieme ad Acta, l’associazione che si occupa di organizzare e dare una rappresentanza a partite iva, consulenti e in generale lavoratori autonomi, Daniela ha lanciato una petizione. Attraverso il sito Change.org ha raccolto 43mila firme, e punta alle 50mila. Nella petizione si chiede che “sia data anche agli autonomi la possibilità di una malattia dignitosa: diritto ad una indennità di malattia che copra l’intero periodo di inattività, il diritto ad un’indennità di malattia a chi abbia versato all’INPS almeno 3 annualità nel corso della sua intera vita lavorativa, un indennizzo relativo alla malattia uguale a quello stabilito per la degenza ospedaliera quando ci si deve sottoporre a terapie invasive (chemio, radio etc), il riconoscimento della copertura pensionistica figurativa per tutto il periodo della malattia e la possibilità di sospendere tutti i pagamenti (INPS, IRPEF), che saranno poi dilazionati e versati a partire dalla piena ripresa lavorativa, così come l’esclusione dagli studi di settore”. Tutte cose che non sono garantite alle partite iva che non possono pagarsi una costosa assicurazione sanitaria.

Ora la mobilitazione di Daniela continua, con un video in cui vengono messe a confronto due versioni della stessa identica storia. Unica differenza il tipo di attività lavorativa. Da una parte un lavoro dipendente, con tutte le garanzie riservate alla categoria. Dall’altra una lavoratrice autonoma, costretta a preoccuparsi non sono della terapia e di un’eventuale recidiva, ma anche di come continuare a lavorare per mantenersi, visto che l’Inps garantisce solo 61 giorni di malattia pagata in un anno (a 13 euro al giorno). “E se ero una commercianti non avrei avuto nemmeno questo”.

Cosa succede quando una freelance si ammala? La storia di Daniela Fregosi

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