La scuola italiana è da molti anni al centro di riforme o di tentativi di riforma. L’ultimo, in ordine di tempo, è quello del ministro Maria Stella Gelmini. Accusata da più parti di avere in realtà nascosto, in collaborazione con il suo collega Giulio Tremonti, sotto la riforma dei cicli un durissimo piano di tagli alle finanze della scuola, il ministro Gelmini ha sempre risposto a muso duro. A chi, poi, l’ha accusata di voler licenziare migliaia di precari della scuola, Gelmini ha risposto: “Non è vero che licenzierò i precari della scuola. Come si può definire licenziato un professore precario assunto senza giusta causa?” Secondo il ministro, quindi, la scuola italiana non ha bisogno dei precari.
I dati che fornisce il suo ministero, però, dicono il contrario: nell’anno scolastico 2008/2009 su 725.173 docenti, ben 130.835 erano i precari, oltre il 18 percento. Se si considerano anche il personale ATA e gli educatori che assistono gli studenti con disabilità, il numero dei precari che lavorano nella scuola pubblica raggiunge il 22%.
Quindi, centinaia di migliaia di persone, che con il loro lavoro creano la scuola italiana, vivono sballottati da un angolo all’altro d’Italia, vengono assunti e puntualmente licenziati ogni anno, anche più volte all’anno, non da un cattivo padrone vecchio stile ma dallo Stato.
Vincenzo Brancatisano ha raccolto le loro testimonianze in un libro inchiesta dal titolo “Una vita da supplente“. Il titolo ricorda molto la canzone di Ligabue Una vita da mediano. E’ così che si sentono i precari della scuola?
Ascolta l’intervista a Brancatisano siparl41
Vincenzo Brancatisano, “Una vita da supplente, lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana”. Nuovi mondi editore, 350 pagine, 12 euro e 50 centesimi.
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