La vetrata danneggiata. In mattinata la rimozione. Dalle ore 12 la sede di Lettere è stata riaperta agli studenti
Bologna, 13 feb. – Via Zamboni 38 è rimasta chiusa solo una mattina, giusto il tempo di sostituire la vetrata pericolante. Poche ore per riaprire la sede di Lettere e filosofia, abbastanza per trasformare in guerra aperta il conflitto fino a pochi giorni fa sotterraneo tra Ateneo e Collettivo Universitario autonomo. L’Alma Mater accusa gli attivisti di avere sfasciato la vetrata durante l’aperitivo autogestito di ieri sera, e con questo di avere passato una volta per tutte il confine che separa la convivenza più o meno pacifica dalla “denuncia sistematica di ogni futura occupazione”.
“Sono fascisti inconsapevoli – spara a zero il Presidente della scuola di Lettere Costantino Marmo – I ragazzi del Cua pensano di poter fare quel che vogliono ma in 30 privatizzano gli spazi di tutti, quando a Lettere ci sono 12 mila iscritti. Non mi vengano a parlare di beni comuni”. Gli universitari del Cua invece non ci stanno ad essere etichettati come “un branco di delinquenti”, in un comunicato attribuiscono i danni a “problemi strutturali oppure alla provocazione di ignoti” e puntano il dito contro “la repressione dell’università” che ostacola ogni iniziativa politica o culturale “costruita dal basso”.
Al di là delle schermaglie verbali ci sono le denunce. Quelle di oggi e quelle che, visto gli annunci dell’Alma Mater e le intenzioni del Cua, molto probabilmente arriveranno nei prossimi giorni. Magari già lunedì quando il collettivo organizzerà una nuova iniziativa. Per intanto Marmo fa l’elenco: “Occupazione, danneggiamento, somministrazione abusiva di bevande“. Poi ci sono danni “per migliaia di euro”. “In un anno quelli del Cua ci sono costati 40 mila euro solo considerando il servizio di guardiania che ad ogni loro festa serale dobbiamo pagare”. Il Cua invece non intende rinunciare al suo fitto programma di iniziative autogestite. Per lunedì alle 19 proprio in via Zamboni 38 è prevista una nuova assemblea.
“Noi vogliamo dialogare – dice Morgan del Cua – per questo invitiamo Marmo e il rettore Dionigi ad un incontro”. La richiesta del collettivo, con la sua campagna “Spazio agli studenti”, è quella di disporre di un’aula dove svolgere le proprie attività. “Abbiamo bisogno di uno spazio che dalle 19 in poi sia a disposizione degli studenti per autogestire laboratori, seminari e iniziative culturali”. Per Morgan i problemi tra Cua e Università sarebbero nati qualche mese fa. “Abbiamo chiesto di poter fare due o tre eventi settimanali, Marmo ce ne ha concesso solo uno. A volte siamo stati costretti nei corridoi”.
La risposta del Cua all’Università
La pensa diversamente invece Costantino Marmo. Il presidente Scuola di lettere e beni culturali racconta di un collettivo “che è molto cambiato rispetto al passato”. “Feste ce ne sono sempre state, e un accordo si è sempre trovato, anche col Cua – spiega il professore – Poi però sono arrivati nuovi attivisti, volti più giovani. Ora pensano di poter gestire le cose come fossero a casa loro. Hanno iniziato a richiedere sempre più spazi, e nel momento in cui glieli abbiamo negati se li sono presi. Semplicemente ci siamo stufati e vogliamo dire basta, da ora in poi la denuncia sarà sistematica. Sono fascisti inconsapevoli”.
L’agenzia Ansa racconta di una Procura pronta a procedere “come sempre, una volta ricevuti gli atti dalla Digos”. “Ma quando studiano?”, chiede il procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini. Nella polemica interviene anche il responsabile comunicazione del Pd Bologna. Davide Di Noi chiede di “liberare questi spazi” che “devono essere riconsegnati a chi ha il diritto di occuparli legittimamente e nel rispetto delle regole: gli studenti”. Continua Di Noi sulla sua pagina facebook: “Siamo a un punto di non ritorno. La loro totale noncuranza del bene di tutti ha superato ogni limite. Prima i graffiti, nonostante l’impegno e le continue spese dell’Università per pulire le loro ‘opere d’arte’, ora pure i vetri rotti. Basta, non ne possiamo più. #andatevia”.
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