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Tornano i laboratori di quartiere, nel 2020 e con il doppio dei fondi

Bologna, 5 apr. –  Riparte nel 2020 e raddoppia il progetto di “Bilancio partecipativo” del Comune di Bologna, a cui viene aggiunto 1 milione di euro che si somma al milione già stanziato negli ultimi due anni.

Matteo Lepore, assessore all’Immaginazione civica ha presentato il nuovo progetto sottolineandone l’importanza culturale e sociale. I progetti del 2017 saranno in cantiere ad ottobre di quest’anno (quindi due anni dopo il voto), ma l’assessore ha detto di non essere preoccupato per i tempi di realizzazione, anzi ha sostenuto che questo tipo di progetti richiede tempi specifici, in cui si lavora al fine di “educare alla partecipazione”“Vogliamo dare dare più tempo alla progettazione nei laboratori ma anche all’amministrazione per fare partire i progetti del 2017 per alcuni dei quali abbiamo dovuto aspettare il parere della Soprintendenza. Comunque rispetteremo il volere dei cittadini”, ha aggiunto l’assessore giustificando lo slittamento del prossimo bilancio partecipativo al 2020.

I fondi verranno impiegati in due direzioni: un milione di euro sarà usato come già successo nel 2017 e 2018 per votare e poi realizzare progetti proposti dalla cittadinanza. Un altro milione invece permetterà ai cittadini di  i cittadini esprimere le loro priorità sulle azioni da mettere in campo per il futuro del quartiere, scegliendo come indirizzare un altro milione di euro. Ci saranno quindi due voti.

Michele D’Alena, della Fondazione per l’Innovazione Urbana, ha invece presentato quello che è emerso negli ultimi due anni attraverso l’ascolto dei cittadini: le “priorità dal basso dice, hanno portato il progetto a concentrarsi su alcuni temi cardine attorno a cui ruotano le novità del 2019. Diritto allo spazio pubblico fondato sull’esigenza di accessibilità e incisività, offerta culturale più variegata, con attenzione a luoghi come biblioteche e centri sociali anziani, cura della prossimità, educazione diffusa, maggior attenzione alla mobilità dolce. L’idea è quella di fare “comunità dal basso”, nei termini in cui diversificando l’offerta vi sia un incentivo alla partecipazione della cittadinanza, chiamata a pensare e progettare il proprio spazio insieme all’amministrazione.

di Francesco Dal Cerro

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