Bologna, 11 giu. – I tassisti e conducenti bolognesi non vogliono farsi trovare impreparati all’arrivo delle app per il trasporto privato e chiedono alla Regione Emilia Romagna di intervenire per tutelare la loro professione. Questa mattina una delegazione dei rappresentanti di categoria è stata ricevuta in Regione, mentre una quarantina di tassisti e conducenti Ncc aspettavano in presidio sotto alle finestre di viale Aldo Moro, suonando il clacson e spiegando le proprie ragioni al megafono.
La vecchia direttiva del 1994, infatti, non tiene conto delle liberalizzazioni del 2008 e del 2012, ma soprattutto non poteva prevedere la nascita di applicazioni per smartphone e social network in concorrenza con taxi e auto con autista. Uber, l’azienda statunitense già approdata tra mille polemiche a Milano, è quella che preoccupa di più ma anche se a Bologna ancora non ha preso piede. “Noi in questi anni abbiamo fanno investimenti sulle nuove tecnologie” spiega Riccardo Carboni, presidente Cotabo. La cooperativa dei tassisti ha da tempo lanciato la propria applicazione per la chiamata geolocalizzata del taxi, Taxiclick, così come il preventivo online. La richiesta alla Regione è una valorizzazione di questi modelli, insieme ad una stretta sulle nuove realtà.
La delegazione ha ottenuto da viale Aldo Moro l’impegno a essere convocati entro un mese per aprire una discussione formale sulla legge. “Speriamo di chiudere entro la fine del mandato, ma sarà difficile” dice Carbone.
Oltre agli abusivi, inoltre, i tassisti puntano il dito contro gli “elusivi“, ovvero chi svolge il servizio in un Comune diverso da quello che gli riconosce la licenza. “A Bologna sono 200”, afferma Salvatore Vrenna, vicepresidente di Cotabo, “abbiamo consegnato al Comune foto, targhe e tutta la documentazione”.
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