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Street art al museo. Roversi Monaco: “Voglio solo salvare i graffiti”

Bologna, 12 gen. – “L’unico rischio da evitare è che vadano in malora”. Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae, difende il progetto, anticipato dal Corriere di Bologna, di recuperare i murales che rischiano di scomparire con l’abbattimento degli edifici privati su cui sono stati realizzati.

Ospite questa mattina della nostra trasmissione Sulla bocca di tutti, Roversi Monaco distingue fra il progetto di staccare i murales, per evitare che vengano distrutti visto che si trovano su edifici che dovevano essere o saranno distrutti, e il progetto di esporli in una mostra la prossima primavera. Il primo nasce da un’idea del restauratore Camillo Tarozzi e dello storico dell’arte Luca Ciancabilla, che insieme a Roversi Monaco hanno creato un’associazione ad hoc. La mostra, invece, è una cosa “completamente separata”, precisa Roversi Monaco.

Il distacco è avvenuto solo dalle pareti di immobili privati “in parte distrutti dopo che abbiamo salvato l’opera, in parte da distruggere”, ha aggiunto Roversi Monaco senza indicare le collocazioni degli edifici.

“Come mai un interesse così distante da Genus Bononiae? Perché Genus Bononiae, a cui tengo molto, non esaurisce il mio universo, ho un’età venarabile, non penso di poter fare molte altre cose”. Roversi Monaco spiega così quello che appare come un interesse imprevedibile da parte sua, e continua: “Ho trovato delle opere che ritengo di grande qualità, potevo arrivarci prima…”.

Il progetto sta facendo molto discutere e non piace ad alcuni degli artisti contattati, come riconosce lo stesso Roversi Monaco. “Abbiamo cercato di rapportarci direttamente agli autori; in alcuni casi il rapporto si è creato con una sostanziale condivisione, in altri casi è emersa una posizione contraria”. In altri casi ancora il rapporto non si è creato, come con Blu, “ma non abbiamo ricevuto nessun anatema. Non ha ritenuto di dover interloquire con noi su questo, ma è perfettamente legittimo”.

“Non c’è nessun intento speculativo in questa vicenda”, garantisce Roversi Monaco, che, appellandosi alla privacy, non fa nessun nome degli artisti con cui si è trovata la quadra.

Una voce decisamente critica è quella della firma di Repubblica Michele Smargiassi. “Stiamo assistendo a un conflitto fra un’interpretazione alternativa dell’arte pubblica e le istituzioni dell’arte. Per ora mi pare stia vincendo il potere del museo e questo forse dovrebbe far riflettere gli amici della street art”, dice Smargiassi, convinto che portare i murales al museo significhi normalizzare la street art. “Fotografare i graffiti invece che staccarli dai muri e portarli al museo avrebbe il merito di avere due opere d’arte vive invece che una sola morta”, conclude il giornalista.

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