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Stop all’autocertificazione del reddito sulle ricette. I medici: “Colpiti i più deboli”

Foto flickr Doctors Fees CC BY-SA 2.0

Aggiornamento: L’assessorato regionale alla sanità precisa che è ancora possibile autocerificare il proprio reddito sulle ricette rosse.

Bologna, 3 feb. – Da due giorni non è più possibile autocertificare la propria fascia di reddito sulla ricetta. Solo i medici di famiglia possono farlo; e i medici già temono un ulteriore aggravio di burocrazia. In genere, la fascia di reddito viene indicata in automatico dalle banche dati di Cup 2000 (tramite il sistema Sole). Ma dove non sia possibile accedere alla rete, ad esempio in caso di visita a domicilio, il cittadino viene assegnato di default alla fascia di reddito più alta. A sollevare la questione è Fabio Vespa, segretario provinciale della Fimmg di Bologna, il sindacato dei medici di base. Grazie al sistema Sole, spiega Vespa sul sito della Fimmg, “l’apposizione dei codici di reddito è un automatismo non ”forzabile” dal medico e curato per via telematica dalla società Cup 2000. Eventuali errori e omissioni non potranno quindi essere materialemente imputati o corretti dal medico prescrittore”.

Nel caso ci sia qualche errore, dunque, “i medici non potranno far altro che rinviare agli sportelli Cup-Ausl, con evidenti disagi, i cittadini per le necessarie correzioni”. Invece, in assenza dell’indicazione della fascia di reddito, ad esempio nel caso di “prescrizioni non automatizzate e quindi redatte al domicilio, in studi non telematizzati o qualora le linee non fossero disponibili”, si dovrà “considerare il cittadino come appartenente alla fascia di reddito più alta”. Questa disposizione, sentenzia la Fimmg, appare “punitiva e lesiva dei diritti di quei cittadini, soprattutto i più fragili, i quali non sempre sono in grado di produrre al medico, nel tempo di una visita, un’idonea documentazione” reddituale. “Inutile aggiungere perplessità e dubbi persino di legittimità”, afferma Vespa, visto che sarebbero “gravati di oneri impropri pazienti spesso appartenenti alle fasce più deboli”.

Vespa pubblica sul sito della Fimmg una lettera scritta ai direttori generali delle Ausl di Bologna e Imola, Francesco Ripa di Meana e Maria Lazzarato, a tutti gli studi di medicina generale di Bologna e provincia e, per conoscenza, anche al Prefetto, al direttore locale dell’Agenzia delle Entrate, agli altri sindacati, ai comitati consultivi misti e al Tribunale dei diritti del malato. La Fimmg risponde così alle circolari delle due Ausl, nelle quali si annuncia appunto che “dall’1 febbraio 2015 non sarà più consentito al cittadino compilare il campo relativo alla fascia reddituale e che questa dovrà essere riportata solo dal medico prescrittore”.

Particolari problemi la Fimmg li segnala per i pazienti residenti fuori dall’Emilia-Romagna, per i quali il “medico applicherà le regole prescrittive della nostra Regione dopo aver assunto le necessarie informazioni. Quindi apporrà la fascia di reddito. Al cittadino verrà poi fatta compilare l’autocertificazione”. Secondo Vespa, si tratta di una disposizione “veramente di difficile e farraginosa applicazione. In pratica il medico, magari al letto del malato, oltre all’anamnesi medica, dovrà anche affrontare una attenta anamnesi reddituale, per poterla poi traslare nella fascia reddituale prevista dalla normativa dell’Emilia Romagna e successivamente, al paziente, verrà richiesto di compilare la prevista autocertificazione”. In sostanza, sottolinea la Fimmg, “al medico è richiesto di attestare ciò che il paziente non ha neppure ancora deciso di autocertificare. Anche in questo caso, pare possa porsi un qualche dubbio di conformità con le vigenti normative” (Dire).

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