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Spese pazze. De Franceschi si difende

Bologna, 14 nov. – “C’erano ottimi motivi per indagare”. E’ la premessa di Andrea De Franceschi, consigliere ex Movimento 5 Stelle, che oggi ha convocato i giornalisti per spiegare in dettaglio quali spese gli contesti la Procura di Bologna nell’ambito dell’indagine per peculato su 41 consiglieri della Regione Emilia-Romagna. Non aggiunge molto, invece, sulle indiscrezioni pubblicate oggi dai quotidiani locali sulle registrazioni segrete da lui stesso fatte e consegnate agli inquirenti e che restituiscono il clima in cui si svolsero due riunioni dei capigruppo nel 2012, dopo la visita delle fiamme gialle in Regione. “Ho sempre registrato tutto, specialmente quando mi dicevano di non farlo”, ha detto oggi De Franceschi, escludendo che le registrazioni siano state consegnate alla stampa da lui o da suoi collaboratori.

De Franceschi respinge “l’infamante accusa di peculato” e punta a togliersi dalla mischia degli indagati, per questo si presenta così: “Sono di nuovo qui a metterci la faccia” e sottolinea che tutte le spese sono sul sito dedicato alla trasparenza. Dopo aver ricordato di aver rinunciato al vitalizio e di aver recentemente restituito alla Regione “140 mila euro non spesi”, illustra in dettaglio le 12 pagine di contestazioni che riguardano il gruppo consiliare di cui faceva parte insieme a Giovanni Favia, espulso della prima ora da Beppe Grillo.

10 pagine sono tutte dedicate a spese in bar e ristoranti – “gran parte consumati dai consiglieri e dai collaboratori nelle vicinanze della Regione” -, per un totale di 12.500 euro, “11 pranzi al mese per una media di 22 euro al giorno”, fa i conti il consigliere, che spiega di aver sempre preso nota di ogni spesa e del motivo per cui la faceva, anche se “da nessuna parte c’era scritto che dovevo farlo”.

La prima voce contestata sono le spese di personale del gruppo, 33 mila euro per 5 collaboratori. De Franceschi respinge l’idea che fosse un modo di sistemare ex candidati non eletti erivndica di aver resistito a pressioni del Movimento, in primis di Massimo Bugani, oggi capogruppo 5 Stelle a Bologna, perché venisse assunto il cameraman Nicola Virzì, noto come Nikilnero.

Su 98 mila euro complessivi ascritti come peculato a De Franceschi e Favia, la seconda voce più consistente sono 25 mila euro per finanziare le campagne elettorali, di cui 2.400 a Bologna per le elezioni del 2011. Ma quelli, spiega De Franceschi, erano soldi che “uscivano dai nostri stipendi”.

Seguono 6.000 euro per “cespiti”, ovvero beni mobili che torneranno alla Regione dopo la legislatura, e fra i quali De Franceschi fa notare che non c’è il famoso divano di cui si parlò dopo i controlli della Guardia di Finanza in viale Aldo Moro; 4.300 euro per l’abbonamento all’agenzia di stampa Dire; 2.200 euro di rimborsi chilometrici; 1.100 euro per pernottamenti e sale.

“Mi riprendo la mia vita”, conclude l’ex grillino messo fuori gioco per le prossime elezioni regionali, che non rinuncia a un attacco al candidato del centro sinistra Stefano Bonaccini, per il quale i magistrati hanno chiesto l’archiviazione, “ma che non ha minimamente spiegato ai cittadini quei 4.000 euro di spese”. Non rinuncia nemmeno a replicare alla candidata presidente al M5S, Giulia Gibertoni, che aveva liquidato l’inchiesta con un “Chi sbaglia, paga”: “Parli del programma, non le permetto di fare campagna elettorale su di me”.

Pronta la replica di Massimo Bugani che di Defranceschi dice “mi sembra un pistolero ubriaco fuori dal saloon che spara all’impazzata ma la maggior parte dei colpi colpiscono i suoi piedi”. Sull’assunzione di Nikilnero “Nessuno lo ha costretto”. ” E’ da sempre una grande risorsa M5s e non capisco cosa ci sia di male se degli attivisti e io stesso abbiamo consigliato agli eletti di puntare su di lui per la comunicazione e le video-denunce del Movimento. Oggi non a caso Nik lavora in Senato ed è uno dei punti di forza dell’informazione a Cinque stelle”. Tra l’altro, ha aggiunto Bugani, “se c’è una cosa buona fatta da Defranceschi durante il suo mandato è proprio il video ideato, diretto, montato e pubblicato da Nikilnero che ha messo Alberto Vecchi alle corde e che ha regalato a Defranceschi grande visibilità. Detto questo, provare a scaricare la responsabilità delle sue scelte su di me o sugli attivisti è davvero triste e denota grande immaturità politica”.

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