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Social Log: “Sgombero violento, ora esposto alla Corte europea”

Fotografie di Antonella Scarcella

Bologna, 21 ott – “Predisporremo un ricorso alla Corte europea dei diritti umani perché valuti se le modalità con cui ieri è stato eseguito lo sgombero dell’ex Telecom a Bologna rispettino i diritti umani”. Lo annuncia in una conferenza stampa l’avvocato Marina Prosperi, legale del collettivo bolognese Social Log.

Lo sgombero di ieri dell’Ex Telecom in via Fioravanti, raccontano gli attivisti di Social Log, è stato violento e a base di spintoni, strattonamenti, pugni e calci in faccia. Una ragazza è andata all’ospedale con la mascella rotta. Nel frattempo, un corteo organizzato dagli attivisti partirà sabato proprio dall’edificio che per dieci mesi ha ospitato circa 250 persone, riproponendo la moratoria contro sfratti e sgomberi.

“Non ci sono immagini perché prima di entrare hanno spento le luci e puntato dei fari per non farci filmare – racconta Maria Elena di Social Log – noi siamo rimasti all’interno finché sono arrivati alla porta e hanno provato ad aprirla prima con calci e pugni. Gridavamo di non aprire con il flessibile  perché c’erano bambini e il fumo avrebbe potuto dare problemi a uno di loro attaccato al respiratore. Non ci hanno ascoltato”.  Una volta aperta la porta, nel corridoio dove le famiglie si erano radunate per farsi coraggio, sono entrati agenti in assetto antisommossa, con scudi, caschi e manganelli, e almeno inizialmente senza senza assistenti sociali. “Per le loro spinte siamo caduti tutti a terra- continua Maria Elena- e ci hanno calpestato per entrare”.

Nell’intervista Maria Elena ci racconta gli attimi vissuti all’interno dell’Ex Telecom durante lo sgombero. “Erano finite le bottigliette d’acqua perché eravamo tantissimi, c’erano molti bambini. Abbiamo chiesto anche le merendine perché nessuno aveva fatto colazione, ma non ci hanno dato niente“.

Nonostante tutto, le 250 persone, e tra loro 80 minori, sono rimaste nello stabile per 12 ore. Una settantina sul tetto dell’edificio. Agli occupanti sgomberati non è stato permesso neanche di riprendere tutti i loro effetti personali. “Hanno impedito alle persone di prendere i propri oggetti– afferma l’avvocato Prosperi- soprattutto a chi è uscito per ultimo. Io ne sono testimone oculare. Hanno trattato le persone come tutto quello che è rimasto lì dentro: un ammasso di cose”. Dentro alle porte di via Fioravanti sono rimasti anche i quaderni, le matite e i libri di scuola dei bambini. Documenti, indumenti, generi di prima necessità. Praticamente quasi tutto. “Passato lo shock – dice Fulvio Masserelli di Social Log – con gli educatori dovremo inventare una fiaba per spiegare ai bambini cos’è successo“.

Antonella Scarcella

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