Bologna, 29 ott. – “Il blocco del traffico è una misura emergenziale, soprattutto se riguarda un solo giorno. Le misure (per combattere l’inquinamento, ndr) devono essere più strutturali e devono riguardare la mobilità della città”. Cinzia Pastorello si occupa di trasporti per l’Agenzia europea dell’ambiente che ha sede a Copenaghen. Visto l’attuale dibattito, innescato da Stefano Bonaccini che si è detto pronto a rimuovere i blocchi del traffico del giovedì, ci siamo chiesti: “Cosa fanno in Europa per migliorare la qualità dell’aria delle città?”.
Partiamo da un dato: l’area della pianura padana è uno dei punti più inquinati di Europa. E questo lo si deve a due fattori. Il primo è la morfologia: la pianura creata dal corso del fiume Po è un enorme catino racchiuso dalle Alpi e dagli Appennini, in cui i venti non riescono a spazzare via gli inquinanti come accade in altre zone del continente. A questo si aggiunge il fatto che essendo una zona densamente industrializzata e fitta di arterie molto trafficate, le emissioni sono molto alte. E’ per questa ragione che, negli ultimi decenni, si è cercato di trovare misure che potessero agire per diminuire le emissioni di inquinanti in atmosfera. Molto è stato fatto dall’Italia, sottolineano dalla Aee, anche se molto rimane ancora da fare.
Un passo indietro: di cosa è fatto lo smog? Da un parte ci sono i gas: presenti in atmosfera, rilasciati dalle piante e prodotti dalla attività umane. Dall’altra c’è la frazione solido-liquida che risponde al nome di particolato o aerosol. Una grossa fetta di questo particolato è prodotto dalle attività umane: le industrie, le caldaie per il riscaldamento, i motori delle auto. Essendo molteplici le attività umane che producono emissioni, è difficile trovare soluzioni univoche.
Cosa fanno le città europee? Innanzi tutto, racconta Pastorello, nel nord Europa si punta molto, e davvero, sulla mobilità ciclabile. “In giro per Copenaghen ci sono più biciclette che automobili”. Ma non accade solo nel nord. A Siviglia, per esempio, “nell’ultimo anno la mobilità ciclabile è aumentata dallo 0% al 10%. E questo è successo perché Siviglia ha investito nelle piste ciclabili e in un anno ha costruito 80 km di piste ciclabili”. Anche a Copenaghen, che rispetto a l’Italia è un paradiso per i ciclisti urbani, si continua ad incentivare l’uso della bicicletta negli spostamenti privati non facendo pagare il trasporto delle bici sui treni e costruendo delle “autostrade ciclabili”: strade sulle quali la precedenza è delle biciclette che se mantengono una velocità costante di 20 Km/h trovano il semaforo sempre verde (onda verde ciclabile? ndr)
Sempre in Spagna, a Madrid, l’azienda di trasporto pubblico ha notevolmente ammodernato i mezzi introducendo veicoli a basso inquinamento, ottenendo un vero e proprio abbattimento delle emissioni. Stessa linea scelta a Berlino: qui il passaggio da veicoli pre-Euro a veicoli Euro 5 ha comportato una riduzione dell’80% nelle emissioni. Nella capitale tedesca inoltre si punta sulle “zone a bassa emissione, cioè zone della città in cui ci sono restrizioni del traffico”. Simili quindi alle Zone a traffico limitato di italiana memoria; con una particolarità: “Questa zona è stata istituita nel 2008 e riguarda un’area di 88 km quadrati”. Per capirsi: l’intero comune di Bologna ha una superficie di 140 km quadrati e la Ztl è di appena 3,20 km quadrati. Con l’introduzione delle zone a bassa emissione a Berlino le emissioni sono state ridotte del 50%.
A Stoccolma, tra le altre misure, è stata introdotta una congestion charge, una sorta di tassa sul traffico: per entrare nel centro cittadino con il proprio mezzo bisogna pagare. Il costo varia a seconda della fascia oraria in cui si entra o si esce dalla zona a pagamento. Di questo e di altro abbiamo parlato con Cinzia Pastorello, nell’intervista che trovate qui sotto.
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