Bologna, 21 dic. – In ogni nostro movimento, nelle nostre comunicazioni, nell’accesso ai servizi: migliaia di dati vengono prodotti quotidianamente da chi vive e attraversa le città. Dati che hanno un valore spesso ignorato e che invece, potrebbe aprire la strada di un welfare finanziato dalla socializzazione dei dati, anziché dalla fiscalità. Ne è convinto Michele Vianello, innovatore e consulente sul digitale.
A Bologna, spiega l’assessore all’agenda digitale e promozione della città, Matteo Lepore, è in corso un programma di monitoraggio degli accessi e movimenti verso la zona pedonale dei Tdays. grazie ad un accordo con Vodafone. “Nessuno verrà spiato”, precisa l’assessore, “il valore dei dati va restituito alla comunità. Le compagnie private usano i nostri dati per scopi commerciali, noi li restituiamo per un uso pubblico, per capire come possiamo prenderci cura degli spazi pubblici”.
Ma la smartcity pone anche nuovi interrogativi sull’accesso, la privacy e la partecipazione dei cittadini. Un tema ampiamente affrontato all’interno della raccolta di saggio “Il nostro diritto digitale alla città“, tradotto e pubblicato in italiano da OpenPolis. Un progetto in evoluzione di cui parla la cotraduttrice Valentina Bazzarin. Argomenti toccati anche da Roberta Bartoletti, pofessoressa in sociologia all’Università di Urbino, che ha approfondito i temi legati alla partecipazione, ai dati aperti e al verde urbano nelle smart city.
Dai dati ai tunnel. La puntata di Pensatech sulle smart city si chiude con un’intervista da L’Aquila. Nello Avellani di News Town racconta il cantiere del tunnel dei sottoservizi, che dovrebbe trasformare la città, colpita dal terremoto nel 2009, in una smart city ad alta velocità.
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