S’inventa un sequestro per pagare i debiti

Un ex esercente bolognese ha finto di essere stato rapinato e sequestrato. Voleva usare i 50 mila euro che gli aveva affidato un amico per mettere a posto i propri conti. E’ indagato per simulazione insieme alla sorella.

S’inventa un sequestro per pagare i debiti

2 gen. – Un ex esercente bolognese in difficoltà economiche ha finto di essere stato rapinato e sequestrato e ha cercato di usare i circa 50 mila euro che gli aveva affidato un amico per ripianare i propri debiti. E. E., 41 anni, incensurato, per tre giorni è stato cercato dagli inquirenti, dopo che, la sera del 28 dicembre, la moglie e la sorella ne avevano denunciato la scomparsa in Questura.

E’ stato lui stesso a farsi ritrovare, chiamando i carabinieri da un bar di Monteveglio il 31 dicembre. Le indagini, coordinate dal pm Luca Orsi, hanno riscontrato diverse contraddizioni fra le dichiarazioni di E. e quelle dei parenti. Gliele hanno fatte notare, fingendo di avere delle immagini riprese da telecamere a sostegno della loro ricostruzione. Ieri, dopo alcune ore, l’uomo ha raccontato la verità, coinvolgendo anche la sorella.

All’inizio aveva raccontato che nel pomeriggio del 28 dicembre un furgone gli aveva tagliato la strada mentre, con la Golf di sua moglie, che ha una macelleria, andava all’Unicredit del CenterGross di Funo di Argelato a versare 75 mila euro affidatigli da un amico tabaccaio per cui faceva lavori di questo tipo. Tre persone lo avrebbero tenuto per quasi tre giorni in un casolare a Monteveglio e gli avrebbero sottratto i soldi, rilasciandolo quando ha detto di non averne altri a casa. In realtà per tutto il periodo della sua misteriosa scomparsa era stato in un appartamento di sua sorella maggiore, dipendente statale, in zona Barca. Lei stessa lo avrebbe convinto e aiutato a inscenare il finto rapimento a scopo estorsivo, l’ipotesi di reato su cui inzialmente indagava la Procura.

In effetti il 41enne, con alle spalle varie attività commerciali andate male, aveva ricevuto da un amico tabaccaio 50 mila euro da depositare in banca; ne aveva usato 38 mila per pagare altri piccoli imprenditori con cui aveva dei debiti e il resto lo custodiva a casa della sorella. Il primo elemento che ha insospettito gli inquirenti è stato il ritrovamento dell’auto parcheggiata con cura e chiusa, in una piazzola vicino al Centro sportivo Torreverde di Castel Maggiore.

Il maggiore Luca Toti riferisce alcuni dettagli delle indagini. Ascoltaluca toti sito_020113

Per rendere più credibile la finzione, si era procurato tagli superficiali alle braccia con una lametta, raccontando che glieli avevano fatti i rapitori per estorcergli altro denaro. Le verifiche mediche, però, hanno valutato le sue condizioni incompatibili con quelle di un sequestrato.

Tuttora le indagini sono in corso. Al momento sono indagati per simulazione di reato E. e la sorella. E’ probabile che venga loro contestata anche la falsità ideologica in atto pubblico, per la denuncia di scomparsa.