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“Senza 3.600 docenti, classi pollaio in Emilia-Romagna”

Bologna, 19 giu. – Stime ministeriali alla mano, i sindacati della scuola confederali e autonomi dell’Emilia-Romagna chiedono 3.600 docenti e 1.000 unità di personale tecnico-ammininistrativo in più. In regione a settembre si prevedono 8mila studenti in più dell’anno scolastico che si sta chiudendo ora. Se questi posti non saranno autorizzati dal ministero, sarà a rischio il normale funzionamento delle classi, esplicita Anna Cicognani della Cisl Scuola regionale: “Le scuole saranno in grosse difficoltà, avremo classi con numeri alti di alunni, a dispetto di quello che si sta dicendo sul ddl Buona, dove si vogliono eliminare le cosiddette classi pollaio; ci saranno classi che funzionano quest’anno che non potranno funzionare per l’anno prossimo, per esempio nella scuola dell’infanzia”

Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda si trovano uniti nella richiesta al governo di assumere il personale necessario per “garantire il diritto allo studio delle bambine e dei bambini” e sollecitano le istituzioni locali a fare altrettanto. Stamattina hanno incontrato il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Stefano Versari e lo hanno trovato “molto impegnato sul problema degli organici”. Prosegue ogni giorno dalle 17,30 il presidio di un’ora sotto le sue finistre, in piazza XX settembre a Bologna, di lavoratori della scuola, genitori e insegnanti per chiedere il ritiro del disegno di legge e l’assunzione dei precari, che il presidente del Consiglio Matteo Renzi, in una recente intervista, ha detto essere vincolato al ddl.

Un “ricatto” che i sindacati non accettano e chiedono a Renzi di “stralciare” le assunzioni dal provvedimento. “Sono almeno 12mila i docenti e 2.500 gli Ata che devono essere assunti in Emilia-Romagna, dopo la sentenza della Corte di giustizia europea”, ricorda Raffaella Morsia della Flc Cgil, che sottolinea anche come il contratto degli insegnanti sia scaduto dal 2006.

“Siamo la regione con l’aumento della popolazione scolastica più alto d’Italia, ma da dieci anni non abbiamo una corrispondente assegnazione di organico”, denuncia Morsia.

I sindacati rivendicano come un successo delle mobilitazioni di tutte le loro sigle la battuta d’arresto del ddl, “attribuita dai media a problemi interni al Partito democratico”. Infine ricordano che non si ferma in regione lo sciopero della fame a staffetta. Partito da Bologna, due giorni fa si è concluso anche a Modena, è in corso a Ferrara e il 24 raggiungerà Ravenna.

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