Scuola. Genitori e docenti al Tar: “Benedizione divisiva”
Undici insegnanti e sette genitori dell’Ic 20 hanno presentato ricorso al Tar contro il permesso ad alcuni preti di tenere benedizioni nelle scuole

Bologna, 4 mar. – “Non una lotta contro la religione” ma una protesta contro un atto che giudicano “divisivo“. Undici insegnanti e sette genitori dell’Istituto Comprensivo 20 hanno presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro la delibera del consiglio d’istituto che autorizzava alcuni parroci a tenere benedizioni pasquali nelle scuole Carducci, Rolandino e Fortuzzi che fanno parte dell’Istituto comprensivo.
“La scuola non può essere un luogo di divisione” spiega Monica Fontanelli, insegnante di scuola primaria alle Carducci e una delle due persone che ha votato contro in consiglio alla delibera numero 50. Passata nel massimo organismo dell’Ic con 13 voti favorevoli (un astenuto e due contrari), la delibera firmata dal dirigente scolastico dal nome pesante e prestigioso, Giovanni Prodi, nipote dell’ex Presidente del Consiglio dei ministri Romano, autorizza i preti a tenere nei locali della scuola, in orario pomeridiano, le benedizioni pasquali.
“E’ una decisione imposta dall’alto” attacca Fontanelli che spiega come non siano stati i genitori né gli insegnanti a proporla. Sono stati direttamente i parroci a chiederlo “e non era mai successo alla Carducci” sottolinea l’insegnante che da 10 anni lavora in quell’istituto. Proprio questo fatto, secondo il comitato Scuola e Costituzione, che affianca i genitori e gli insegnanti nel ricorso, dimostrerebbe la volontà della Curia di “intromettersi”. “La scuola deve promuovere il pensiero critico- spiega la maestra Fontanelli – che è ben lontano ovviamente dai dogmi di qualunque fede”. Sui valori della Costituzione, quelli a cui la scuola pubblica deve educare, “ci si può ritrovare tutti”: la solidarietà, l’accoglienza, la legalità. Un culto religioso nei locali della scuola, prosegue l’insegnante, “è divisivo, anche se fatto al di fuori dell’orario delle lezioni, perché costringe i lavoratori della scuola, come pure le famiglie, a manifestare la propria adesione o meno a una religione. E questo credo che sia ingiusto”.
Nel ricorso si chiede che, nell’attesa del pronunciamento di merito, il Tribunale imponga la sospensiva della delibera. La speranza di Fontanelli è che, prima di arrivare alla sospensiva, sia lo stesso Istituto a tornare sui propri passi, ritirando l’autorizzazione allo svolgimento della benedizione. “La scuola non diventi terreno di scontro su questi temi” è l’auspicio di Fontanelli. “Tra l’altro- aggiunge la maestra- tra noi, tra i ricorrenti, ci sono persone cattoliche praticanti: non è una battaglia contro la religione, assolutamente”.