Si chiama Rossella Milone e pur avendo già pubblicato un romanzo importante ( Poche parole, moltissime cose, Einaudi, 2013) è una fervente sostenitrice della Short Story, un culto che fa adepti per lo più in territori di matrice anglosassone (Carver, Mansfiled, Munro, Strout) di cui la Milone può essere considerata una degna discendente.
Il silenzio del lottatore (minimum fax, 2015) è un libro che raccoglie 6 storie di relazioni, 6 storie di lotta, dove una voce narrante senza nome (sono sei donne diverse o è la stessa che cresce e che ci racconta vari momenti della propria formazione?) inquadra le vicende con sguardo lucido e distaccato. Al centro ci sono sempre le relazioni, intese in senso lato, prese in un momento di svolta o di consapevolezza, quando ormai non è più possibile tornare indietro.
Ecco allora la consapevolezza che nasce nel mondo di una bambina (Operazione Avalanche), l’amicizia nell’adolescenza (Il peso del mondo), il dolore di una la separazione (Luccicanza), e il tentativo di rimettere le cose a posto (Il silenzio del lottatore).
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