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Reddito di cittadinanza. Ecco perché i disabili sono arrabbiati col governo

Giugno 2018, Bologna. Una delle tante manifestazioni del movimento “Liberi di fare

18 gen. – Sul reddito di cittadinanza i disabili sono arrabbiati con con il governo. Era una promessa di libertà e indipendenza e forse quei 780 per molti – lavoratori poveri, disoccupati e pensionati – saranno un aiuto decisivo, ma a rimanere a bocca asciutta saranno molte, moltissime persone con disabilità grave. 780 euro per tutti era la promessa, la realtà al momento è differente.

Ne abbiamo parlato con Vincenzo Falabella, presidente della Fish – federazione italiana per il superamento dell’handicap, con Anna Maria Parente (Pd) e Matteo Dell’Osso (Forza Italia).

Il podcast dell’ultima puntata di “Linfe”, a cura di Giovanni Stinco.

Non è solo una questione di soldi e coperture che non ci sono per garantire a tutti 780 euro. C’è un’altra questione che sta facendo arrabbiare le persone disabili, sopratutto coloro che si sono impegnate in Liberi di fare, quel movimento che chiede e lo ha fatto con tante manifestazioni, di mettere in condizioni chi è disabile di decidere sulla propria vita attraverso un assegno mensile tale da poter assumere le persone necessarie all’assistenza, senza dovere fare affidamento obbligatorio sulla famiglia – che spesso può essere un aiuto ma anche una costrizione per tutta la vita. Il ministro Di Maio in un’intervista radio ha spiegato che alla persona disabile che vive in famiglia non saranno dati direttamente i soldi previsti (fino a 1300 euro di contributo, un doppio reddito quindi) ma il denaro sarà affidato al nucleo familiare.

L’Enil, il nodo italiano del network europeo per la vita indipendente, in un comunicato attacca e parla di “un salto indietro di cinquantanni in poche frasi: spazzati via il concetto di vita indipendente, il diritto di scegliere dove, come e con chi vivere nonostante la disabilità, di essere soggetti attivi e decidere per la propria vita in quanto liberi individui. Persone con disabilità ricacciate nel ruolo di eterni figli, dipendenti dai genitori finché morte non li separi. Anzi, incentivate a rimanere nel nucleo familiare, dato che in questo modo avranno accesso a un contributo quasi doppio rispetto a quello che la stessa persona, con gli stessi bisogni, riceverebbe se fosse da sola – e quindi paradossalmente ancor più bisognosa di denaro per pagarsi l’assistenza. Ancora una volta la politica dimostra un’arretratezza culturale preoccupante, e litiga sulle briciole perdendo di vista il tema vero: in Italia le persone con disabilità non hanno diritto all’assistenza personale. Cioè l’assistenza necessaria per alzarsi dal letto, per lavarsi, per uscire di casa. Per vivere. Come ogni altra persona con diritti e doveri”.

*

Linfe. Salute, sanità, sociale” è una trasmissione di Ambra Notari e Giovanni Stinco, in onda il lunedì e il mercoledì alle 10.45 su Radio Città del Capo. Qui tutte le puntate di Linfe.

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