RadioTaxi Stories. Roberto, questa storia non finisce qui

L’editoriale del direttore Riccardo Tagliati dopo l’annuncio di Roberto ‘Redsox’ Mantovani di non volere continuare le sue RadioTaxi Stories

RadioTaxi Stories. Roberto, questa storia non finisce qui


Bologna, 1 mar. – I messaggi di Roberto Redsox mi hanno raggiunto ieri sera mentre ero impegnato nella presentazione di un libro. Il titolo è Fuga dall’Egitto. Con l’autrice, Azzurra Meringolo Scarfoglio, giornalista di RadioRai, e con Marco Guidi, ex inviato di guerra, stavamo parlando di violazione di diritti umani, di tortura e di censura. E di quanto sia irrespirabile l’aria nella terra dei faraoni per chi vuole essere libero e raccontare cosa succede. Proprio nei minuti in cui mi sono arrivati i messaggi su whatsapp, Guidi ci stava raccontando di quando, nella Bulgaria comunista, dettò al telefono al dimafonista un pezzo in dialetto bolognese per ingannare la censura che era all’ascolto e per impedirle di interferire con il suo lavoro. Per questo le notifiche le ho viste con la coda dell’occhio e non le ho subito aperte.

Mezz’ora dopo ero sull’autobus diretto verso casa e ho ripreso in mano il telefono. E ho letto: “Scusa.
Puntata lunga ma sarà l’ultima.
Scusami.
Ma lo devo fare.
La chiudo qui.”

Gli ho risposto di getto: cosa stai dicendo? Come vuoi finire? Devo avere usato qualche Z di troppo.

Poi ho ascoltato la registrazione dell’ultima puntata di RadioTaxi stories. E ho chiamato Roberto. Non c’è stato verso: Roberto non se la sente più di andare avanti. I suoi racconti sulle notti bolognesi, tra luci ed ombre, tra miseria e nobiltà, tra degrado e orgoglio, finiscono qui. La ragione è la paura che alle minacce e agli attacchi personali ricevuti all’interno della categoria seguano fatti ben più gravi.

Non me la sono sentita di forzarlo né di dirgli alcunché oltre allo scontato, ma sincero: Roberto, siamo con te.

Mi domando solo cosa ci stia succedendo. E domando quindi alle istituzioni e alle imprese di questa città: è possibile una cosa del genere? E’ possible che un lavoratore che esercita, come ogni libero cittadino, il proprio diritto alla libera espressione si senta più sicuro a smettere dopo ripetuti attacchi da parte di alcuni colleghi con la coda di paglia?

Secondo me non è possibile. Per questo motivo, RadioTaxi stories finisce qui; ma questa storia non finisce qui.