Il maestro Radhanath Swami è passato da Bologna, alla fine di settembre, ed è stato intervistato da Yogainonda. “L’ideale più profondo per il quale vivere è l’ideale della compassione”, ha detto ai nostri microfoni.
Oggi Radhanath Swami è un maestro spirituale conosciuto e apprezzato. Il suo viaggio era partito, alla fine degli anni 60 quando ancora era un giovane americano che si chiamava Richard Slavin, da un’affermazione di Martin Luther King: “Se non hai un ideale per cui sei pronto a morire, non hai qualcosa di significativo per cui vivere“.
Erano gli anni della contro-cultura, vissuti nelle periferie di Chicago tra le ingiustizie sociali di quella metà di secolo. Richard sentì una chiamata dello spirito, lontano dalla ricerca dei piaceri mondani e dalla superficialità di certi atteggiamenti dell’epoca. E così, dopo un soggiorno in Europa, iniziò a viaggiare senza un soldo, alla ricerca di un significato, attraverso Grecia, Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan per arrivare nel centro della spiritualità di quei tempi: l’India. Qui visse come asceta errante tra gli yogi delle foreste dell’Himalaya, e poi tra una varietà di guru e maestri spirituali attraverso l’India e il Nepal. Alla fine Richard trovò la sua strada nel cammino devozionale del Bhakti Yoga nella sacra città di Vrindavan: divenne un monaco Vaishnava con il nome di Radhanath Swami.
Il viaggio tappezzato di misticismo, avventura, amore e ironia di un giovane ‘cercatore di significato’ trasformatosi in una guida spirituale riconosciuta, si puo’ ripercorrere nelle pagine della sua autobiografia, “Ritorno a casa” (ed.Eifis), un libro apprezzato anche da un maestro di hatha yoga come B.K.S. Iyengar.
Oggi Radhanath Swami, a più di trent’anni dai suoi voti monastici, viaggia per il mondo insegnando il Bhakti Yoga, lo yoga della devozione. Una pratica fatta anche di azioni concrete in India, con la realizzazione di scuole, ospedali, fattorie ecologiche. Lo abbiamo incontrato il giorno dopo la sua conferenza sul tema “la fonte della gioia” organizzata dal Centro Culturale Vaikuntha a Bologna il 25 settembre scorso.
Ecco la voce di Radhanath Swami ai nostri microfoni
Yogainonda: La storia che racconta nel suo libro è la storia di un viaggio dal mondo esteriore a quello interiore. Una storia a tratti avventurosa, con i pericoli, gli smarrimenti, le paure e le rivelazioni. La storia di un giovane che ricerca, con grande determinazione, qualcosa di molto importante: un senso, una direzione nella propria vita e una realizzazione.
Radhanath Swami: – È la stessa situazione, presente oggi come lo era allora, e così in tutte le epoche storiche: la piena realizzazione proviene da una vita piena di significato. Una vita dove ci sono valori e ideali che intendiamo seguire e verso i quali dirigere i nostri sforzi. Nella mia vita ho trovato che l’ideale più profondo per il quale vivere è l’ideale della compassione, la realizzazione spirituale per capire davvero chi sono io.
YIO: Viviamo un’epoca di grandi cambiamenti, sia pure con temi diversi da quelli di allora, ma le inquietudini, gli smarrimenti, le paure di tante ragazze e ragazzi sono forse simili. Che cosa mettere dentro lo zaino, fisico o virtuale, per affrontare il proprio viaggio nella vita?
R.S.: – Oggi il mondo è molto in conflitto: su temi esteriori come il colore della pelle, interpretazioni della religione, politiche nazionalistiche. C’è così tanta avidità nel nome dei soldi e così scarsa considerazione dell’ambiente; al mondo ci sono dei problemi seri. Ma il vero problema è spirituale: abbiamo perso la connessione con la parte più vera di noi stessi. Il cammino della vera spiritualità è quello di riconnettersi con il divino, con l’amore che è dentro di noi; vivere come uno strumento di quell’amore, in tutto ciò che facciamo.
La mia umile richiesta per tutta la gioventù italiana e del mondo, è di dirigere i propri sforzi per fare un cambiamento in questo mondo cambiando se stessi. Vivere secondo valori divini, avere una pratica spirituale con la quale trovare davvero quel tesoro dentro di sé da poter condividere con il mondo. Io personalmente l’ho trovato nella devozione verso Krishna e nel recitare i canti dei nomi di Dio.
YIO: – Grazie.
R.S.: – Grazie a voi. (con gentilezza, si inchina a mani giunte)
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