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Racket lavavetri. La destra lo resuscita e il Pd lo vota

La foto è di Andrea

Bologna, 18 feb. – Uno spettro si aggira per Bologna, e ogni tanto qualcuno lo rianima. Si tratta del famigerato racket dei lavavetri. Ieri il consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno proposto dalla destra che chiede maggiori controlli e sanzioni contro chi lava i vetri ai semafori. Primo firmatario Michele Facci, ora Forza Italia, già Pdl, prima ancora Alleanza Nazionale. Oltre alle destre e ai grillini, il documento è stato votato dal Partito Democratico. Unici contrari i due consiglieri della lista Sel-Frascaroli presenti: Mirco Pieralisi e Lorenzo Cipriani hanno votato attestandosi sulla stessa linea dell’assessore al Welfare Amelia Frascaroli, contraria alle sanzioni per i lavavetri. Esito della votazione: 27 favorevoli, 2 contrari.

E’ andato tutto come previsto. Già nei giorni scorsi infatti il Pd aveva manifestato l’intenzione di votare, dopo alcuni emendamenti, il documento presentato dall’opposizione. E già nei giorni scorsi era emersa la netta opposizione di Sel.

L’Odg Lavavetri parte dall’assunto che in città vi sia un racket dei lavavetri contro il quale è necessario prendere provvedimenti e si invita l’amministrazione a farlo. Il dizionario Treccani, per racket intende “organizzazione illegale che impone, con la violenza, le minacce e il ricatto, la propria protezione su determinati settori di attività, esigendo compensi notevoli e anche assumendo il controllo delle attività stesse”. Partendo da alcuni episodi di cronaca, Facci e co-firmatari affermano che in città esiste questa organizzazione criminale. Anche il Pd, quindi, avendo votato l’ordine del giorno, sembra sostenerlo. Salvo poi, a stretto giro, per bocca del capogruppo Francesco Critelli, farsi promotore di una commissione consigliare per indagare la presenza del cosiddetto racket.

Ma insomma c’è o non c’è questo racket a Bologna? Intanto, il consiglio comunale di Bologna mette le mani avanti e chiede all’amministrazione di colpirlo.

Già ai tempi di Sergio Cofferati si  parlava di racket, con tanto di “inchiesta” fotografica condotta dagli allora giovani di Alleanza Nazionale. Salvo poi scoprire che era più nella mente dell’allora sindaco, e della destra, che non nelle strade. Legacoop nel 2008, due anni dopo l’allarme del sindaco sceriffo, si fece promotrice di una ricerca che smontava il teorema cofferatiano.

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