Saldi al mercato di Bologna
Bologna, 13 mar. – Quattro euro l’ora per lavorare come maschera nell’acclamata mostra di Escher, a Bologna. E’ quanto sono pagati alcuni lavoratori che a Palazzo Albergati, sede bolognese dell’esposizione, si occupano dei servizi di guardiania e di controllo del pubblico pagante. Nonostante il lavoro sia organizzato in turni e gli addetti debbano rispondere agli ordini dei superiori, il tipo di contratto è quello della prestazione occasionale, con pagamento a 90 giorni dalla fine del lavoro. Nessuna retribuzione maggiorata per i turni di sabato e domenica, niente ferie e malattia. Tant’è che c’è chi ha detto ‘no, grazie’, e ha deciso di protestare sotto la sede di Palazzo Albergati.
E’ la storia di Marco (il nome è di fantasia, ndr) che si è visto proporre un contratto da 29 euro lorde a turno per 5 ore e mezzo al giorno. Una somma a cui bisogna sottrarre la ritenuta d’acconto del 20%, e si arriva a 23 euro e 20 centesimi come paga giornaliera. Cifra da dividere per le 5 ore e mezzo del turno, senza contare il tempo non pagato per mettersi la divisa e prendere materialmente posizione sul posto di lavoro. Il risultato è una paga oraria supera di poco i 4 euro, 4 euro e 20 centesimi l’ora per la precisione. Il tutto ovviamente senza le garanzie e i diritti che può dare un normale contratto o anche un più leggero cocopro. A proporre il contratto a Marco è stata la romana Alfa FCM, società con “consolidata esperienza nella gestione di convegni ed eventi anche internazionali” e clienti del calibro di Condè Nast, Fiera di Roma e Mondadori. “Sarei stato pagato molto poco e con un grande ritardo. Io ho rifiutato, ma alcuni che aveva bisogno di soldi hanno dovuto accettare nonostante le condizioni del contratto. Purtroppo di storie di questo genere se ne sentono sempre di più”, spiega Marco che ha partecipato alla protesta organizzata giovedì 12 marzo di fronte all’ingresso della mostra di Escher dal laboratorio per lo sciopero sociale di Bologna.
Una paga oraria, recita ironicamente il comunicato diffuso dal laboratorio bolognese per lo Sciopero sociale, che “tende infinitamente verso il basso, a suo modo una possibile rappresentazione del movimento dell’infinito a cui Escher ha dedicato il suo genio”.
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