Public Service Broadcasting: drammi e avventure nello spazio

5 mar. – L’epopea spaziale in nove brani e 45′: il duo britannico Public Service Broadcasting ha scelto la corsa alla conquista dello spazio, che impegnò le due superpotenze nel secondo dopoguerra. Dalle missioni Apollo alla prima donna nello spazio, dalla prima passeggiata spaziale ai drammatici fallimenti, The Race for Space usa la musica elettronica, elettrica e acustica dei PSB mischiandola a documenti audio, nello stile a cui ci hanno abituato sin dai primi ep Wrigglesworth e J. Willgoose, Esq., che abbiamo raggiunto al telefono la scorsa settimana a Maps.

“L’idea per il nuovo disco risale al 2012“, ci ha raccontato il nostro ospite. “Volevamo ampliare la nostra tavolozza sonora rispetto all’esordio, e abbiamo pensato che il tema della corsa allo spazio ci avrebbe fornito suoni bellissimi, epici“. In effetti così è: l’album riflette benissimo i trionfi e i drammi di un’epopea, anche attraverso un approccio sonoro più vario, che valorizza maggiormente i momenti di vuoto, rarefatti. Ispirati forse ai suoni che la Nasa ha messo su Soundcloud? “Li ho ascoltati”, ha detto Willgoose, “ma se avessimo considerato troppo il silenzio dello spazio… il disco sarebbe durato pochissimo”. Perfetto umorismo British.

Nel disco della settimana di Maps ci sono momenti drammatici, come “Fire in the Cockpit”, ma anche momenti di gioia pura, come nel singolo “Gagarin”, che usa anche ottoni e ritmi funk: “In quel caso è stato fondamentale guardare i video dell’accoglienza del cosmonauta al suo ritorno in URSS: in quel momento era l’uomo più celebre del pianeta”. Ma The Race for Space non è un manuale di storia: è un bellissimo disco, che la band porterà in Italia per tre date in maggio: alla Salumeria della Musica di Milano il 12, il giorno dopo al Quirinetta di Roma e infine il 14 allo Spazio Alfieri di Firenze.