Produzione culturale: spazi occupati e recuperati a confronto
Teatro Valle Occupato, Maam, S.a.l.e e Labàs a confronto sulle politiche culturali degli spazi occupati e recuperati in Italia: ecco esempi virtuosi e buone pratiche

25 set. – Cosa significa produzione artistica e culturale negli spazi occupati? Qual è il ruolo degli artisti in queste realtà particolari? La riappropriazione di uno spazio abbandonato significa realmente restituirlo alla comunità? Queste ed altre le domande a cui il Teatro Valle Occupato, il Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz (entrambe realtà romane), il S.a.l.e. di Venezia (realtà indipendente nata dal recupero degli ex Magazzini del Sale) e il bolognese Labàs – ospite dell’iniziativa – hanno cercato di rispondere durante l’incontro svoltosi mercoledì 24 settembre.
L’incontro è stato organizzato da a2 – nuovi formati di residenza artistica, un programma itinerante di residenze artistiche in spazi recuperati, ideato da Francesca Apolito e Flavia Zaganelli, che hanno organizzato la prima residenza (protagonisti Teatrino Elettrico e Rita Correddu) proprio al Labàs, dal 1 al 10 ottobre.
Le diverse realtà culturali nate in spazi prima abbandonati e poi occupati, si sono confrontate anche con gli artisti Giacomo Zaganelli, che ha realizzato una mappatura degli spazi abbandonati e in disuso in Toscana; e Mauro Cuppone, autore della serie di installazioni Not Here, nata appositamente per il Maam e poi diffusa a tutti gli spazi occupati e recuperati d’Italia.
Sono esempi virtuosi e ottimisti quelli che sono venuti fuori dal confronto: dall’esperienza ormai consolidata e conosciuta in tutta Italia del Teatro Valle – salvato dall’imminente chiusura e riaperto alla cittadinanza, in una zona di Roma in cui “la socialità da piazza è praticamente impossibile” – al Maam, che si è inserito come Museo di arte contemporanea all’interno di Metropoliz, un’occupazione a scopo abitativo dell’ex salumificio Fiorucci sito in via Prenestina 913 a Roma. La fabbrica dismessa ospita infatti circa duecento persone provenienti da diverse regioni del mondo: Perù, Santo Domingo, Marocco, Tunisia, Eritrea, Sudan, Ucraina, Polonia, Romania e Italia, che hanno chiesto a Giorgio De Finis, approdato inizialmente per un progetto cinematografico, di restare e creare uno spazio culturale permanente.
E ancora, le collaborazioni degli ex Magazzini del Sale di Venezia recuperati con la Biennale e l’esempio dello Spazio Grisù di Ferrara per finire proprio con il Labàs, che si appresta ad ospitare la prima residenza artistica e che già ospita l’intervento Not Here di Mauro Cuppone.