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Precari giustizia. Stagisti a 50 anni

Bologna, 12 nov. – “Noi siamo stati espulsi da un sacco di aziende del territorio bolognese come Dem, New Lat, Malaguti, Perla. Siamo riusciti, facendo domanda in Regione, ad entrare nel circuito dei lavori socialmente utili. Sono stati spesi per noi 80 milioni di euro in tutta Italia e ci ritroviamo oggi senza neanche l’idea di avere un contratto per il 2015, dopo 4 anni di tirocini formativi“. A parlare è Antonio Grosso dell’Unione precari giustizia (anche se Grosso stesso preferisce definirla l’Unione dei “fantasmi della giustizia”). Come lui ce ne sono oltre 2000 in Italia, 36 a Bologna, tra i 45 e i 60 anni, che con la crisi hanno perso il lavoro e dal 2011 spostano faldoni negli uffici giudiziari per 400 euro al mese “quando va bene”. Ma forse per loro si è aperto oggi uno spiraglio.

Stamattina, dopo il presidio organizzato davanti a palazzo Caprara dai loro rappresentanti sindacali per chiedere lo sblocco dei fondi per i tirocini previsti dalla legge di stabilità 2014 (con i quali vengono retribuiti) e un contratto di lavoro per il 2015 , sono stati ricevuti dalla prefettura, che ha raccolto il loro sos. Una delegazione guidata dai sindacalisti Maurizio Serra e Alda Germani (Fp-Cgil)  ha consegnato alla viceprefetto Rita Stentello un documento con le richieste dei manifestanti, che attulamente lavorano con la formula del tirocinio formativo. Dalla prefettura è arrivata  la promessa di far arrivare le loro richieste alla porta del ministro della giustizia Andrea Orlando accompagnate da una nota in cui si sottolineerà che le loro rivendicazioni sono fondate.

E anche il presidente della Corte d’appello Giuliano Lucentini aveva già segnalato a più riprese, al governo la necessità di fare qualcosa per i precari della giustizia.

“I 36 precari bolognesi stanno coprendo dal 2011 i buchi degli organici negli uffici e ancora non hanno un contratto”, sottolinea Serra. “Metà dei 15 milioni di euro previsti dalla legge di stabilità (a livello nazionale)- prosegue- non sono ancora stati sbloccati, per cui circa 25 di loro ora sono stati messi a casa, nonostante una carenza di personale del 27% negli uffici giudiziari dell’Emilia Romagna”.

Giovanni Panebianco

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