Paolo Benvegnù: il primo showcase acustico di Earth Hotel

23 ott. – “Ho scritto questi pezzi un accordo alla volta, una sillaba alla volta, dal primo all’ultimo, sequenzialmente, come si sentono”: ecco come Paolo Benvegnù ci ha raccontato il processo che ha portato alla creazione del suo ultimo album, Earth Hotel , da lui definito “una seduta di autocoscienza, come si diceva un tempo”. Il nostro disco della settimana è stato presentato l’altroieri dal musicista ospite a Maps, dove ha tenuto il primo di una serie di showcase acustici che lo impegneranno fino alla fine del mese.

Intanto, a tre anni da Hermann, questo quarto album solista di Benvegnù è uno dei lavori più maturi della sua carriera: una capacità di scrittura, musicale e lirica, notevolissima, la volontà di raccontare l’amore in stanze d’albergo, usando la simbologia dell’hotel in maniera non banale. E i richiami cinematografici sono notevoli ed espliciti. Sono anche fragilissimi, per citare il titolo di un disco di dieci anni fa? “Certamente sì”, ha risposto il nostro ospite che ha proseguito ammettendo la sua attrazione per la debolezza dell’altro, “la base di forza dell’essere umano”.

Un disco ricco, Earth Hotel, dal punto di vista degli arrangiamenti, ma non solo: tra parole “catturate” e cantate, le lingue che si sentono nei dodici brani sono diverse. Italiano, inglese, francese “e anche malese”, ci ha svelato il musicista, togliendoci dall’imbarazzo di individuare una lingua non comune. E ci sono rumori, arrangiamenti più imponenti o minimali, andamenti armonici spiazzanti o rassicuranti: possiamo dire che il disco, uscito da un paio di settimane per Woodworm, è uno dei più interessanti dell’anno. Eccone due brani in versione acustica, in attesa del vero e proprio tour con band: appuntamento a Bologna per sabato 17 gennaio al Locomotiv Club.