9 mar. – “L’80% dell’universo conosciuto ha a che fare con l’H3+, lo ione triatomico di idrogeno. Ci siamo chiesti: se un uomo volesse sciogliersi nella materia, in che tipo di particella si scioglierebbe? Conservando la propria memoria di umano, cosa sentirebbe?”: da queste domande comincia il viaggio di avventura e scoperta di Paolo Benvegnù e del suo ultimo album H3+, disco della settimana di Maps, la trasmissione dove Paolo, Marco Lazzari (pianoforte), Ciro Fiorucci (batteria e percussioni) e Luca Baldini (fisarmonica e basso) hanno suonato tre brani estratti dal lavoro pubblicato da Woodworm la scorsa settimana. “Un disco di fantascienza“, l’ha definito il suo autore, che così chiude una trilogia cominciata con Hermann (“Volevo portare a casa una presuntiosissima storia dell’uomo”) e proseguita con Earth Hotel. “In reazione a questo momento di controriforma sociologica e culturale mi sono chiesto dove vanno gli esploratori dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo, cosa stanno pensando di questo momento? Astrofisici e neuroscienziati stanno trovando bellissime risposte in un momento storico in cui noi non riusciamo neanche a ritrovare la strada di casa senza cellulare”, ha dichiarato il nostro ospite, facendo saltare l’amletico “essere o non essere” con un ragionamento legato proprio al macroscopico e al microscopico: “Essere ovunque vuol dire non essere, quindi essere è non essere“.
Tra citazioni dell’alieno Bowie (la sua “Ashes to Ashes” emerge in “Goodbye Planet Earth”) e richiami ad Asimov (“c’è un racconto in cui gli alieni ci vedono come strisce di luce, buffe e crudelissime”), Benvegnù conferma il lato fantascientifico del disco e anche quello cinematografico: “Nell’album immagino che l’esploratore fittizio al centro della storia, quel Victor Neuer a cui è dedicata la traccia di apertura, si innamori di una donna in un film che non è tridimensionale, ma olografico“, ha detto introducendo un’altra delle tracce suonate nei nostri studi, qualche ora prima del suo live ad Artrockmuseum. C’è stato spazio, nell’intervista che potete ascoltare qua sotto, per lodare il lavoro di produzione e arrangiamento: solo archi e fiati sono stati sovraincisi, tutto il resto è stato registrato in diretta, il che dà un senso di calore a un album che si potrà riascoltare dal vivo il 28 aprile prossimo al Locomotiv Club.
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