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Omotransfobia. La Regione discute la legge, i movimenti lgbt entrano in aula

Bologna, 24 lug. – Arriva oggi in consiglio regionale, dopo mesi di rinvii e anni di lavoro, la legge sull’omotransfobia, che dovrà contrastare violenza e discriminazioni contro le persone gay, trans, lesbiche, bisessuali, queer, intersessuali. E questa volta, ha garantito il capogruppo dem Stefano Caliandro, sarà quella definitiva: “Ho chiesto l’oltranza, che vuol dire che si andrà avanti fino a notte fonda, fino a quando non verrà approvata la legge. Faranno sicuramente ostruzionismo – ha detto riferendosi ai gruppi contrari – ma questo non ci farà intimidire”. La legge, però, arriva in aula con un emendamento sulla gestazione per altri che aveva spaccato sia la sinistra che la comunità lgbtqi, nel quale si dichiara che “la Regione non concede contributi ad associazioni che nello svolgimento delle proprie attività realizzano, organizzano o pubblicizzano la surrogazione di maternità”. A presentarlo era stata l’ala cattolica del Pd, ottenendo il plauso della destra, ed era poi passato in commissione, condiviso dalla maggioranza: “L’emendamento aveva degli aspetti che non convincevano tutti, ma è stato fatto nel solco di una legge nazionale per evitare speculazioni”, ha commentato il capogruppo.

Nel frattempo dalle 8.30 di questa mattina un gruppo di attiviste e attivisti per i diritti delle persone omosessuali si è data appuntamento in viale Aldo Moro, insoddisfatta per il testo licenziato la settimana scorsa in commissione ed è poi entrata in aula. Fanno parte di 29 associazioni, tra cui Lesbiche Bologna, Famiglie Arcobaleno, Mit, Smaschieramenti, Plus Onlus, che proprio in vista della giornata di oggi hanno firmato un documento condiviso per condannare l’emendamento, le strumentalizzazioni e gli insulti ricevuti nelle ultime settimane, da quando il caso degli affidi illeciti in Val d’Enza ha fatto alzare i toni d’odio al punto tale da arrivare alle minacce telefoniche contro il presidente del Cassero Vincenzo Branà. A mancare però è proprio la firma di Arcigay Bologna: “Questo non è il momento delle spaccature interne – ha precisato Stefano Pieralli di Plus Onlus – ma evidentemente abbiamo avuto valutazioni diverse. Noi abbiamo ritenuto utile dire che siamo uniti nella lotta ma anche che in questo momento non abbiamo rappresentanza istituzionale in grado di tutelarci e soprattutto di dare una visione inclusiva. Questa legge è un segno ma sicuramente non una vittoria“.

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