15 giu. – Pardonne-moi, Olivier! è il titolo del nuovo album di Økapi: Filippo Paolini, questo il vero nome del musicista che si muove tra turntablism ed elettronica, lo porta dal vivo stasera alle Serre dei Giardini Margherita per Kilowatt Summer, insieme ai visual di Simone Memè. Ma perché chiedere perdono al grande compositore francese? “Perché ho lavorato in direzione completamente diversa: ammiro la sua musica, ma non assomiglia a quello che faccio”, ha raccontato Paolini ieri a Maps, riferendosi al lavoro che Messiaen degli anni ’50, basato sulla trascrizione dei canti degli uccelli. Ognuna delle tracce del disco porta il nome scientifico di un volatile, ma l’approccio di Filippo è molto meno cerebrale del suo predecessore: “Lavoro in maniera emotiva, di pancia: ritaglio in minimi frammenti la discografia dell’interessato, ricostruendoli in armonie, melodie e ritmi, per arrivare a qualcosa che non assomiglia minimamente al punto di partenza”.
Filippo definisce scherzando questo lavoro di ritaglio minuzioso come “una patologia” che si porta dietro da quando ha un computer, legato al furto sonoro dei “plagiaristi anni ’90”: “Il primo atto umano è copiare l’altro”, ha confessato il nostro ospite, mostrando un approccio condiviso anche da Simone, al lavoro sulle immagini che sono parte inscindibile dello spettacolo di Økapi: “Abbiamo cominciato a collaborare con il precedente progetto su Munari: è stato piacevole scoprire che lavoriamo allo stesso modo. Uso materiali liberi, loop video distribuiti da vj di tutto il mondo e citazioni rielaborate di cose più o meno famose”. Uno spettacolo audiovisivo tutto da godere, insomma, che, ne siamo certi, Messiaen apprezzerebbe.
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