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Nuovo Orto Botanico. L’Alma Mater lancia il crodwfunding, e si pagherà per entrare

Bologna, 20 dic. – Entro il 2022 l’Università di Bologna punta a rimettere a nuovo e a ripensare l’Orto botanico di via Irnerio, uno dei giardini più antichi in Europa e l’unico grande spazio verde all’interno delle mura di Bologna. L’idea è quella di riprogettare i percorsi di accesso, di abbattere una struttura ora adibita ad aule per sostituirla con un padiglione polifunzionale per eventi, lezioni e conferenze. L’erbario del 1551 di Ulisse Aldrovandi, uno dei più importanti al mondo, sarà inoltre reso disponibile al pubblico, quando oggi resta confinato all’ultimo piano della palazzina.

I due ettari di verde nel cuore della zona universitaria saranno rinnovati con il contributo di privati e cittadini. Dal 2019 partirà una campagna di raccolta fondi per recuperare i 2 milioni di euro necessari al restyling. “Come Ateneo faremo la nostra parte ma tutti potranno contribuire. Si tratta della prima campagna di crowdfunding dell’Alma Mater”, ha specificato il rettore Francesco Ubertini. La raccolta fondi sarà supportata dal Resto del Carlino e dal Comune di Bologna.

L’Unibo punta a riprogettare la fruizione di tutto l’orto, non solo da un punto di vista funzionale ed estetico ma cominciando dagli orari e dal personale dedicato. Attualmente le possibilità per visitare gli spazi sono infatti molto limitate sopratutto in inverno, quando la chiusura è alle 15. Il personale dedicato alla cura delle piante è inoltre ridotto all’osso. I giardinieri sono solo due e alcune importanti serre sono chiuse al pubblico perché manca personale per la vigilanza. A testimoniarlo i cartelli. “A causa di ripetuti furti siamo costretti a tenere chiusa questa serra”, si legge su di un avviso . E dentro la serra accanto a limoni e mandarini, semmai qualcuno riuscisse ad entrare, un esplicito divieto di furto: “Si prega di non toccare (e tanto meno staccare) gli agrumi, grazie”.

Entro il 2022, promette l’università, la situazione cambierà radicalmente. Ci saranno nuovi orari capaci di coprire anche il pomeriggio, la questione del personale sarà affrontata così come sarà ripensato del bookshop, attualmente più un ufficio che un vero punto di accoglienza. Per tutto questo ci sarà, letteralmente, un prezzo da pagare. Il giardino non sarà più ad accesso gratuito ma, nei piani dell’università, prevederà un pagamento per la fruizione sia dell’erbario che delle aree verdi.  “Il giardino botanico diventerà a tutti gli effetti un museo, e quindi ci sarà anche un biglietto d’ingresso“, dice il professore Unibo Riccardo Gulli, prorettore all’edilizia e alla sostenibilità ambientale dell’Università.

“Fare pagare il biglietto? Un’idea, ma è ancora tutto da definire”, si schermisce invece il prof e presidente del sistema museale di ateneo Roberto Balzani.

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