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Non una di meno a Bologna. Il primo giorno dell’assemblea nazionale

Bologna, 4 feb.- Il Piano femminista contro la violenza ha preso forma oggi, 4 febbraio, nelle aule di via Belmeloro a Bologna. Nei locali della facoltà di Giurisprudenza, al civico 14, alle 10 di mattina sono già in migliaia le donne pronte per partecipare alla due giorni di lavori dell’assemblea nazionale.

Arrivano da tutta Italia: Milano, Roma, Firenze, Bari, Venezia. Sono le donne della rete antiviolenza “Non una di meno!, un primo passo verso lo sciopero dell’8 marzo nato con lo scopo di continuare il percorso di lotta contro la violenza maschile sulle donne iniziato con la manifestazione di Roma dello scorso 26 novembre che ha portato in piazza 200 mila persone.

Bologna ci siamo! #nonunadimeno #siamomarea #8marzo pic.twitter.com/2OWHHDnE6f

— NonUnaDiMeno (@nonunadimeno) 4 febbraio 2017

I tavoli di discussione sono otto: Lavoro e Welfare, Femminismo migrante, Diritto alla salute sessuale e riproduttiva, Educare alle differenze, Percorsi di fuoriuscita dalla violenza, Sessismo nei movimenti, Narrazioni della violenza attraverso i media, Piano legislativo e giuridico. Otto saranno i punti, uno per tavolo, che porteranno al Piano femminista contro la violenza.

Gli accrediti in totale sono oltre 1400, il tavolo che ha più successo è quello di Educare alle differenze, aula B, primo piano. Giulia del Progetto Alice, una delle referenti, ci dice che la composizione è varia: “Ci sono tante insegnanti, eductrici, operatrici dei centri antiviolenza ma anche molti studenti, studentesse. I temi sono quelli di scalfire gli stereotipi – continua – per trasformare la cultura di genere di questo Paese partendo dalla formazione dei docenti“.

Al tavolo Femminismo e immigrazione invece, Wissal, italiana di origine marocchina, porta la sua testimonianza da seconda generazione. “Siamo persone che nascono qua ma che non hanno diritto alla cittadinanza – racconta – sono cresciuta senza il riconoscimento della cittadinanza per 22 anni. Per me è stata dura essere totalmente dipendente da mio padre”. L’abolizione dell’obiezione di coscienza e consultori rivolti anche alla comunità Lgbt è la sintesi, invece, dei lavori del tavolo della salute.

Sorrisi, entusiasmo e partecipazione, questa l’aria che si respira in tutti i piani di via Belmeloro. La sensazione, tra le donne e i (pochi) uomini che camminano per le aule dell’Unibo è quella di non volersene andare e di apprendere il massimo da questa esperienza. “Per me è la prima volta – racconta Isidora -, sono giovane e non ho mai vissuto nessuna ondata femminista e quindi vivere qualcosa di cui ho soltanto letto o sentito parlare è veramente rivoluzionario”.

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