Bologna, 13 mag. – “Una tecnologia inquietante”. Così nel 2011 Eric Schmidt, ai tempi Ad di Google, definiva il riconoscimento facciale, una tecnologia che potrebbe trasformare il nostro volto in un biglietto da visita personale per entrare agli spettacoli, per prendere il bus o per accedere ai servizi.
Per esempio, solo pochi giorni fa, è stato reso noto l’accordo tra Ticketmaster e una società specializzata già attiva in ambito militare per l’accesso ai concerti senza mostrare carta o smartphone. Ma il riconoscimento facciale fa già parte della nostra quotidianità sui social network, con i tag posti sulle fotograsie.
Molti sono i dubbi che vengono sollevati sul tema della privacy. “Puoi criptare il tuo hard drive. Puoi criptare le tue mail e i tuoi testi. Non puoi criptare il tuo viso” leggiamo in un articolo di Pagina 99 che cita Alvaro M. Bedoya, esperto di privacy e tecnologie della Georgetown Law University.
L’avvocato Guido Scorza, esperto in diritto dell’informazione e della rete, invita a non considerare queste innovazioni come fenomeni ineluttabili ma come traiettorie da governare.
Quali rischi sono insiti nella tecnologia del riconoscimento facciale è anche il tema di un articolo di Jacopo Bernardini su Linkiesta.it. Così Bernardini descrive il riconoscimento facciale: “Funziona come un proiettore: ti spara in faccia una griglia di più di 30.000 puntini in modo da misurare la distanza tra i tratti più importanti del viso e creare una mappa 3D del tuo volto”. Il nostro volto racconta anche cose che non vogliamo svelare agli altri, come l’orientamento sessuale o l’estrazione sociale, mette in guardia Jacopo Bernardini.
Ma gli algoritmi posso discriminarci in base a queste informazioni? L’argoritmo può essere razzista?
Da questo articolo prende le mosse una ricerca, a firma Michele Gabusi, Data Scientist presso il Centro di Eccellenza Big Data & Analytics di Engineering, importante realtà che opera nella Digital Transformation di imprese e Pubblica Amministrazione.
Il podcast di Pensatech sul tema del riconoscimento facciale
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