Bologna, 9 mar. – Scendere sotto al 51% nel controllo pubblico di Hera sarebbe un errore. Ne è convinta la Cgil dell’Emilia-Romagna che per voce del segretario Vincenzo Colla parla di “debolezza strategica disarmante” da parte dei soci pubblici della multiutility, intenzionati a creare un nuovo patto di sindacato a partire dal prossimo luglio, nel quale la quota pubblica scenderebbe al 38%. Così hanno deciso lo scorso 5 marzo, lasciando ai Comuni che vogliano vendere la possibilità di farlo. Un “tana libera tutti”, secondo Colla, che porterebbe a “un errore di sistema senza precedenti”, perché “in questa operazione scompare un’idea di governo della città, non solo del territorio”. Per il segretario della Cgil “è una barzelletta che si abbia il controllo pubblico anche sotto al 51%”, come detto dai soci pubblici alla fine dell’ultimo incontro. Secondo Colla, infatti, se si scende sotto quella soglia “arrivano soggetti che vogliono fare business finanziario”.
Insomma, la Cgil boccia l’idea di vendere le quote “solo per fare cassa, senza un progetto strategico di politica industriale” e parla di “un pieno di benzina finanziario per una campagna elettorale”. Ma se i sindaci, Bologna in testa, proseguiranno su questa strada, il sindacato è pronto ad “aprire una fase di mobilitazione, senza scartare niente” sia coi lavoratori e che con la popolazione, perché “di mezzo ci sono le tariffe e i beni comuni”.
Ed è arrivata a 1.200 firme la petizione lanciata dai comitati per l’acqua pubblica contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Poche settimane fa hanno fatto un presidio sotto Palazzo D’Accursio bollando come “svendita” la vendita di nuove quote annunciata dal sindaco Virginio Merola (già l’anno scorso il capoluogo è passato dal 10,7 % al 9,7%). In quell’occasione un gruppo di consiglieri regionali di Sel, M5S, Altra Emilia-Romagna e alcuni del Pd hanno annunciato una proposta di legge regionale per la ripubblicizzazione dell’acqua.
Intanto anche la Uil dell’Emilia-Romagna dice ‘no’ alle vendite di azioni pubbliche delle multiutility. Il sindacatosi dice “fortemente preoccupata” per quanto potrebbe succedere entro luglio, quando scadrà il patto di sindacato, perché con la vendita delle quote che garantiscono la maggioranza assoluta, dice la Uil, si bloccherà ogni possibile progetto di sviluppo per il territorio deciso dai Comuni e portato avanti da Hera.
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