Marta Dillon. Foto pubblicata su Facebook
Bologna, 16 giu. – A meno di un mese dall’anniversario della 194, la legge che nel 1978 depenalizzò l’interruzione volontaria di gravidanza in Italia, tocca oggi all’Argentina fare un passo avanti verso la legalizzazione dell’aborto. Dopo una discussione di quasi 24 ore, il 14 giugno la Camera del Congresso ha approvato la proposta di legge con 129 sì, 125 no e un astenuto. Nel frattempo le strade del Paese si tingevano del verde dei fazzoletti indossati da attiviste e attivisti schierati a favore della legalizzazione. Tra di loro c’era anche la giornalista e scrittrice Marta Dillon, tra delle cofondatrici di Ni Una Menos, movimento femminista partito dall’Argentina nel 2015 e poi diffusosi in tutto il mondo, Italia compresa.
Dillon la festeggia il voto come “una vittoria enorme” ai microfoni di Radio Città del Capo, specialmente per un Paese dove una donna può rischiare “fino a 30 anni di detenzione” per aver abortito clandestinamente. Ora bisognerà attendere il voto del Senato, che secondo Dillon sarà favorevole: “La legge arriverà prima della fine dell’anno, questa mobilitazione popolare sta sicuramente facendo riflettere i membri del Senato”. Ma conosce bene anche il “modello Italia”, che fa parlare di sé anche in Argentina, dove viene considerato dalle attiviste “preoccupante per via dell’obiezione di coscienza” perché “non basta l’aborto legale, abbiamo bisogno di potervi accedere: è fondamentale”.
Dillon è un’icona femminista, madre lesbica dichiaratamente sieropositiva, ma è anche una delle fondatrici dell’associazione Hijos (“Figli per l’Identità e la Giustizia, contro l’Oblio e il Silenzio”), che riunisce tutti coloro che, come lei, sono figli dei desaparecidos della dittatura militare di Videla. Il lavoro di Hijos va avanti e ora la sfida delle “figlie della ribellione” è “far incrociare le lotte”: quella per riscattare i genitori scomparsi e quella di Ni Una Menos contro la violenza maschilista e il sistema patriarcale.
Marta Dillon sarà a Bologna lunedì 18 per una lunga settimana di appuntamenti in giro per la città. Del nuovo Governo gialloverde confessa di non sapere molto ma la situazione le sembra “drammatica” quando si accenna al neo ministro della Famiglia e della Disabilità Lorenzo Fontana, antiabortista, che in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera aveva dichiarato che le famiglie arcobaleno “per la legge non esistono”, mentre la legge Cirinnà riconosce le unioni civili per coppie dello stesso sesso. E “già il nome ‘ministero della Famiglia’ – commenta Dillon – suona un po’ strano”.
Intervista di Roberta Cristofori, traduzione di Chiara Colasanti
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