Bologna, 15 mag. – “Ho ricevuto l’epiteto di ‘ebreo antisemita’: se questo significa difendere i diritti legittimi e sacrosanti del popolo palestinese, per me questo epiteto è una légion d’honneur”. Così uno dei principali interpreti della cultura yiddish in Italia, l’artista Moni Ovadia, racconta di essere “stato costretto a lasciare la comunità ebraica” proprio a causa del suo dichiarato sostegno alle lotte del popolo palestinese. Il 30 marzo era infatti ricomincia la “Marcia del ritorno”, mobilitazione per il ritorno dei profughi palestinesi nei territori attualmente occupati da Israele che si conclude proprio oggi, giornata della ‘Naqba’, la catastrofe: il 70° anniversario della nascita dello Stato d’Israele. A questo si sono aggiunte le proteste contro l’inaugurazione dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, un “atto scellerato” per Ovadia, e che ieri hanno presentato un bilancio di
totale disprezzo per ciò che chiamiamo legalità internazionale, ripetutamente violata da Israele. Le risoluzioni 242 e 338 dell’Onu dicono quali sono i territori che spetterebbero allo Stato di Israele e quali alla Palestina” e Gerusalemme Est rientra tra questi. Spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, definita “un atto decisamente colonialista” di fronte al quale l’Italia si dimostra tutta la sua “pavidità”. A denunciare ciò che sta accadendo, parlando di “apartheid e pulizia etnica” ci sono solo pochi “coraggiosi movimenti e associazioni per i diritti umani, come B’Tselem o Breaking the Silence, giornalisti come Gideon Levy” e il movimento internazionale Boycott, Divestment and Sanctions, che Moni Ovadia sostiene apertamente.
In programma a Bologna per la giornata di oggi martedì un presidio organizzato dal comitato bolognese BDS, “Basta con i crimini israeliani”. L’appuntamento è alle 19 in piazza Nettuno. “Ci mobilitiamo – si legge sull’evento Facebook – per dire basta all’impunità dei crimini di Israele che continua a violare i diritti dei palestinesi riconosciuti dall’Onu” e “contro il riconoscimento di Gerusalemme come capitale”.
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