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Merola insiste sul nuovo Cie: “Bologna ha bisogno di un centro per il rimpatrio”

L’esterno del centro di accoglienza di Bologna in via Mattei. Per il sindaco lì potrebbe aprire il nuovo Cie (ora Cpr)

Bologna, 30 gen. – “Nessuna intenzione di rifare il Cie e nessun dubbio, ora io mi sto occupando di delinquenti, che siano immigrati o meno. Non c’è nessun cambio, se non quello che il governo della città richiede“. Così il sindaco di Bologna Virginio Merola oggi a margine di un incontro sulla sicurezza organizzato dal sindacato Uil. Forte di un assist arrivatogli a metà dibattito direttamente dal Capo della Polizia Franco Gabrielli  (“l’Italia non può accogliere tutti, chi è illegalmente sul nostro territorio va rimpatriato e quindi quelle strutture servono”), Merola torna alla carica e ripropone la candidatura di Bologna ad ospitare il nuovo Cie regionale, che non si chiamerà più così ma Cpr, centro per il rimpatrio. Invariata la funzione, detenzione amministrativa in attesa dell’identificazione e in funzione dell’espulsione verso il paese di origine, ma i Cpr – ha detto un anno fa il ministro Minniti – saranno più piccoli dei loro predecessori e monitorati dal Garante dei detenuti.

“Non possiamo permetterci di avere persone non identificate che non riusciamo ad allontanare e che girano per la città impunemente. Che sia a Modena o a Bologna l’importante è che si faccia. Ho dato la disponibilità di Bologna perché è il capoluogo, ha l’aeroporto, abbiamo l’hub sottoutilizzato con pochi profughi da ospitare quindi quel luogo sarebbe compatibile”.

Per quanto riguarda le critiche arrivate al sindaco da esponenti della sua maggioranza in Comune, una fra tutti Amelia Frascaroli di Città Comune, Merola aggiunge: “La voglio incontrare per spiegarmi, non sono diventato di destra”. Merola rivendica la chiusura del Cie, insiste sulle differenze tra Cie e Cpr e ricorda quello “che è stato fatto a Bologna in fatto di accoglienza, a cominciare dalla rete Sprar. Noi ci muoveremo – ha concluso il sindaco – nel rispetto delle regole e dei diritti”.

Critiche al sindaco sono arrivate anche dal consigliere comunale Pd Francesco Errani. “Con la chiusura del Cie – scrive il consigliere dem – Bologna ha costruito un progetto di accoglienza diverso, che garantisce diritti e umanità a chi ha bisogno di protezione. Un esempio per tutta Italia, ma non solo: perché da Bologna può partire una battaglia di civiltà per la chiusura di tutti i Cie in Europa, trasformando l’emergenza profughi in politiche concrete di accoglienza e di cittadinanza per tutti”. “Non si torna indietro – conclude Errani -. Il Cie deve restare chiuso. Sarebbe uno spreco di risorse, si rialzerebbero muri e si rimetterebbero le persone in condizioni disumane e anticostituzionali”.

All’attacco anche l’opposizione di Coalizione civica. “Il Sindaco Virginio Merola – si legge in un comunicato – parla a vanvera, fingendo di ignorare, come sa invece benissimo e come chiunque può leggere nei rapporti parlamentare sui Centri di Identificazione e Espulsione, che la stragrande maggioranza dei trattenuti nei Cie sono sempre stati ex detenuti, sottoposti ad una pena aggiuntiva in vista di un rimpatrio quasi mai effettivamente avvenuto”.

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Allo stato attuale sono cinque i Cpr funzionanti  in Italia (Bari, Brindisi, Caltanissetta, Roma,
Torino) con una capienza effettiva di 500 posti. Gli ultimi dati disponibili risalgono al 1 dicembre 2017 con un totale di 417 persone detenute.

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