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Manganelli, tirapugni e spray. Spedizione punitiva “anti spaccio” in Bolognina

Bolognina. L’angolo tra via Bolognese e via Fioravanti

Bologna, 23 gen. – Un raid punitivo “anti spacciatori” ad opera di sette o otto persone con giubbotti scuri, sciarpe alzate sul viso, manganelli, tirapugni e spray urticante. La notizia la dà il Resto del Carlino. Il quotidiano ha raccolto la testimonianza di Francesco Nadalini del comitato anti degrado Azione Bolognina. “Sono sceso dalla macchina – ha raccontato Nadalini al Carlino – e un ragazzo chiaramente italiano e con il volto coperto mi ha detto di stare fermo e non immischiarmi. A quel punto ho visto sette-otto persone, con giubbotti scuri, cappelli e sciarpe alzate sul viso, correre verso una gruppo di spacciatori e prenderli a botte con dei manganelli”.

Una scena che Nadalini ha visto nella notte tra giovedì e venerdì in via Franco Bolognese, uno dei punti caldi dello spaccio in Bolognina più volte segnalato dal presidente del quartiere Navile Daniele Ara.

Il Carlino ha anche raccolto una testimonianza di un pusher di origine africana, che ha parlato di “italiani con tirapugni e mazze” e di un’azione violenta ai danni di suoi connazionali, “accecati con lo spray e poi presi a botte”.

Un’azione da condannare e che esaspera gli animi”, commenta il presidente del Navile Daniele Ara. “Si conferma –  continua Ara – che non si tratta di tutta la Bolognina ma solo di punti precisi, come l’incrocio tra via Bolognese e via Fioravanti, segnalati e denunciati da tempo”. Ara chiede alle forze dell’ordine di indagare “sul circuito ‘ndrangheta-manovalanza straniera-consumatori italiani”. Altra iniziativa necessaria per il presidente del quartiere la chiusura di quei bar della zona “ricettacolo per lo spaccio”.

Il procuratore aggiunto Valter Giovannini ha aperto un fascicolo per lesioni e percosse e ha delegato indagini per verificare se e come la spedizione sia effettivamente avvenuta. “Gli spacciatori sotto casa esasperano e creano risentimento, ma non è tollerabile la giustizia fai da te. Piuttosto chi può li fotografi mentre spacciano, da distanza di sicurezza, e invii le foto alle forze dell’ordine o alla Procura: in questo modo si può veramente aiutare chi deve fare le indagini”, ha detto Giovannini.

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