Bologna, 16 dic. – Quando la nostra musica occidentale ha cominciato ad occuparsi diffusamente del Sudafrica dell’apartheid eravamo ormai negli anni Ottanta, si pensi alle iniziative come Artists United Against Apartheid o alle varie canzoni dedicate alle figure di Nelson Mandela o di Steven Biko.
Ma faremmo un enorme errore di prospettiva se affrontassimo il rapporto tra musica e segregazione razziale in Sudafrica a partire da quelle iniziative. Non soltanto perché potremmo commentare con un “Alla buon’ora”, dal momento che le prime leggi che istituivano l’apartheid risalgono a quasi quarant’anni prima. Ma soprattutto perché da decenni in Sudafrica molti artisti si destreggiavano tra barriere sempre più opprimenti, ogni giorno e a proprio personale rischio, dimostrando attraverso la musica che un’alternativa alla segregazione era possibile.
E allora tuffiamoci nel jazz di Soweto, seguendo la parabola artistica e biografica di Chris McGregor e del suo supergruppo “misto”, i Blue Notes.
Un ringraziamento a Francesco Zaccanti, senza i cui studi su Chris McGregor questa puntata non avrebbe potuto esistere.
Puntata 12 – Chris McGregor, di jazz e di apartheid.
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