Bologna, 8 dic. – Dal 2012, anno di uscita del meraviglioso documentario “Searching for Sugarman”, l’incredibile storia di Sixto Rodriguez non ha più segreti. D’altronde, come può non commuovere la parabola di un musicista immeritatamente dimenticato in patria ma quasi idolatrato, a sua insaputa, ad un oceano di distanza?
Eppure, mentre tanto si dice del Rodriguez di Cape Town, dove il cantautore di origini messicane si scopre rockstar alla tenera età di cinquantasei anni, spesso non riceve altrettanta attenzione il Rodriguez di Detroit.
Le sue canzoni raccontano la quotidianità di una città, che nel 1970, è ormai all’inversione della sua parabola, che dalla prosperità dell’immediato dopoguerra avrebbe condotto alla povertà, allo spopolamento, alla bancarotta.
Canzoni scritte da una mano non meno raffinata da quella di Bob Dylan.
Canzoni consapevolmente politiche, a differenza di quanto successo nel Sudafrica dell’apartheid, dove simili significati erano stati attribuiti da chi ascoltava.
Puntata 11 – Detroit, Rodriguez.
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