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M5S. Defranceschi resiste al blitz di Grillo. In molti con lui

13 set- Si apre una nuova questione tra i grillini dopo blitz del capo Beppe Grillo che nelle regole per iscriversi alle votazioni che sceglieranno i candidati alle regionali ha stabilito che non ci devono essere indagati. Una doccia fredda per Andrea Defranceschi che è, con tutti gli altri capigruppo, indagato nell’inchiesta della Procura sulle cosiddette spese pazze. Ma l’ultimo blitz di Grillo sta facendo discutere e sono in molti a dissentire, militanti a 5 stelle ma anche gli eletti in Parlamento. E soprattutto il diretto interessato, Defranceschi, sfida Grillo decidendo di candidarsi. “Sì, mi sono candidato. Per la precisione, ho cliccato in automatico appena aperte le liste, prima di far caso all’introduzione del nuovo parametro di selezione. Quello di inquisito – ha spiegato dopo alcuni giorni di silenzio – Tuttavia lo riconfermo, perché sono consapevole di non aver ricevuto nessun documento che attesti quanto risulta dai giornali, ovvero che io sia effettivamente indagato. Inoltre, per evitare confusioni, preciso che il mio casellario giudiziale è pulito. Limpido. Giacché come è noto, vi vengono iscritti solo procedimenti penali in corso. Cosa che io non ho. Il parametro nuovo è necessario ma scivoloso. Discutibile, perché ci espone al ricatto da parte di tutti i partiti e politici che attacchiamo: ‘se ti voglio far fuori ti querelo così non ti candidi’. Se ben regolato invece, è un parametro prezioso. line per creare la lista “.

In questo sua dichiarazione Defranceschi un’ingenuità la commette perchè il casellario giudiziale contiene le condanne passate in giudicato, i procedimenti penali in corso sono elencati nel certificato dei carichi pendenti. Ma procedimenti in cui si è nella fase delle indagini preliminari si possono conoscere solo se si intraprende la strada percorsa dai legali dei democratici Stefano Bonaccini e Matteo Richetti: facendo un accesso agli atti.

Ingenuità o meno di Defranceschi il tema ha aperto nuove fratture e c’è chi, come il gruppo dei grillini di Monzuno, non ha paura di scrivere questo. “L’introduzione della condizione di inquisito fra i criteri che sbarrano l’accesso alle candidature, non ci trova d’accordo, perché è totalmente discrezionale e mai applicata in precedenza. Si è sempre parlato di fedina penale pulita e, successivamente, di non avere carichi pendenti. Al di là di casi noti alla stampa, come sarebbe possibile da parte dello staff garantire che venga rispettata tale regola nel momento in cui sul certificato non sono riportati gli estremi di eventuali procedimenti ancora nella fase delle indagini preliminari?”. I grillini monzunesi erano stati, tra l’altro, quelli che avevano organizzato la scuola di politica che avrebbe visto la partecipazione proprio del consigliere regionale. Iniziativa cancellata dopo che Gianroberto Casaleggio l’aveva bocciata.

E anche tra gli eletti si moltiplicano i dubbi. Il primo a dissentire è l’europarlamentare riminese Marco Affronte che già in passato aveva apprezzato il lavoro di Defranceschi. Ma allo stesso modo la pensano anche Marco Vagnozzi e Pietro Vandini, consiglieri comunali M5s a Parma e Ravenna, che chiedono di “ritirare la nuova regola”, tornando ai criteri di selezione per il Parlamento o per Regioni ed Europarlamento di pochi mesi fa, dove ”bastava” avere la fedina pulita e nessun carico pendente con la giustizia. Scettica anche la parlamentare imolese Mara Mucci.

Tornando a Defranceschi il consigliere ha voluto sottolineare che se si trovasse indagato “in quanto capogruppo (e non in quanto consigliere a titolo personale, come pare essere in uso al Pd), va reso noto a chi vuole strumentalizzare la cosa, che è un atto d’ufficio obbligatorio se si vuole accedere al bilancio di un gruppo consiliare, di cui io sono responsabile penalmente. Tant’è vero che per tutti questi anni ho chiesto di vedere quelli del Pd e non mi è stato permesso, in quanto protetti – ebbene si – da privacy. Così come fin dall’inizio, convinto della necessità che la magistratura indaghi ciò che è inspiegabilmente secretato, ho chiesto che si andasse fino in fondo a questa indagine. E ho sempre portato per primo in procura ogni documento di cui venivo in possesso. E tutt’oggi lo ribadisco, quando mi verrà, eventualmente, reso noto cosa può essere contestabile, chiarirò in procura l’uso legittimo di ogni centesimo, perché sono certo che di nuovo, si risolverà in un nulla di fatto. Proprio com’è successo al collega Davide Bono.
Va da sé, che certo non mi candiderei nuovamente a guidare il Gruppo, ma esclusivamente come consigliere in attesa che si dimostri quanto detto, per mettere a disposizione la mia esperienza in 5 anni di battaglie, di cui la mia situazione attuale è il prezzo da pagare”. E chiude mettendo in chiaro che non è intenzionato a lasciare il M5S: “Quindi continuerò a lottare, rimanendo come sempre, dalla stessa parte”.

Tutto questo in attesa delle risposte via blog del capo Beppe Grillo.

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