Lo Stato bussa alla porta: “Ci devi restituire la NASPI!”, boom di contestazioni | Ecco chi deve dare indietro i soldini

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INPS (Wikicommons) - Radiocittadelcapo.it

La Naspi è un diritto, ma può succedere che chi la riceve debba restituirla. Lo Stato stesso lo richiede. La rivuole indietro.

La Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impegno) rappresenta un sussidio fondamentale per tutti quei lavoratori che hanno perso il posto, a seguito del licenziamento o di dimissioni per giusta causa.

Questo sostegno economico, gestito dall’INPS, si rivela una vera e propria manna per chi si ritrova senza una retribuzione, offrendo una copertura in un momento di grande difficoltà.

Sebbene sia percepita come un diritto acquisito per chi ne rispetta i requisiti, c’è un risvolto della medaglia che potrebbe non piacere affatto a chi riceve.

In molti infatti, potrebbero trovarsi di fronte a una richiesta ufficiale di restituzione degli importi percepiti, una novità che richiede la massima attenzione da parte dei beneficiari.

Dopo la ricezione, i casi di restituzione

Il sussidio Naspi viene generalmente erogato per un periodo massimo di due anni, con l’obiettivo primario di fornire un sostegno finanziario e al contempo incentivare il cittadino a trovare una nuova occupazione. Ricevere questo assegno è un diritto inalienabile per chi è in possesso dei requisiti contributivi e si trova in stato di disoccupazione involontaria, non avendo, di fatto, alcuna retribuzione.

Tuttavia, questa sicurezza è subordinata al rispetto di alcune precise condizioni, che portano al rischio di dover restituire le somme ricevute. Ci sono infatti alcuni obblighi che se non rispettati, possono trasformare un beneficio in un debito da saldare.

Soldi
Soldi (Pexels) – Radiocittadelcapo.it

Un sussidio che incentiva a cercare un nuovo lavoro

I casi in cui si può essere chiamati a restituire la Naspi sono quindi strettamente legati al mancato rispetto di alcuni obblighi. La circostanza più comune, come spiega “Madonielive.com”, è legata al mancato adempimento degli oneri di comunicazione. Se il cittadino che percepisce l’assegno Naspi non comunica l’inizio della propria attività professionale, è molto probabile che riceverà in un secondo momento la richiesta di restituzione degli importi indebitamente percepiti.

Un altro caso in cui si può essere chiamati a rendere i soldi ricevuti è quello derivante da degli errori da parte dell’INPS. In questa situazione, come è logico, a seguito di alcuni errori di importo, si dovrà restituire esclusivamente la differenza in eccesso rispetto a quanto effettivamente dovuto. In sintesi, se la posizione del beneficiario è regolare e gli obblighi comunicativi sono stati rispettati, la Naspi non va restituita. La restituzione si rende necessaria quindi necessaria solamente in alcuni casi. In ogni caso però è bene fare attenzione.