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Lo showcase di Ben Seretan: musica per il cuore

24 lug. – Tutto comincia quando Andrea Pomini, musicista, giornalista e anche discografico con la sua Love Boat Records, scarica da un blog musicale un disco di un musicista statunitense che ha alle spalle tantissime pubblicazioni di vario tipo. Il disco in questione è il self titled di Ben Seretan: Andrea lo contatta e decide di pubblicare l’album in cd (pubblicato da Ben stesso in cassetta e LP) per la sua etichetta. È così che abbiamo conosciuto le bellissime canzoni di questo artista, lunghi pezzi elettrici che parlano di “tenerezza, amore, sentimenti primari che proviamo tutti”, ci ha raccontato ieri mattina ospite di Aperto per Ferie, dopo avere incantato il pubblico di Play Zoo mercoledì, in una delle tappe di un tour italiano fatto tutto in treno: “Ho trovato dei paesaggi simili a quelli della California, dove sono cresciuto”, ci ha raccontato Ben, rivelandoci che ciò che l’ha più sorpreso del nostro Paese è la varietà. “Ogni volta che scendo in stazione mi aspetto una città diversa”: e lo capiamo, visto che in questi giorni Seretan ha suonato in riva al mare, in giardini di palazzi, vicino alle montagne e in afosi centri cittadini.

I due brani che il nostro ha suonato per voi vi conquisteranno, ne siamo certi: dentro ci troverete tantissime suggestioni, compresa quella della musica cristiana con il quale il nostro è cresciuto. “Suonare e ascoltare musica in chiesa è stata la prima volta in cui un suono mi ha emozionato”, ci ha detto. Ma non aspettatevi una formazione a basi di canti gregoriani: “Era una megachurch, con luci e amplificatori”, un bel po’ diversa dalle funzioni a cui ha assistito di recente a San Pietro. Ma quello che colpisce di Seretan, che è anche laureato in musica e sound designer, è il senso di urgenza nella scrittura, la spontaneità: “Il disco contiene anche degli errori, spesso quelle che sentite sono le prime o seconde take delle canzoni”, ha detto il nostro ospite, aggiungendo che evita ogni tipo di intervento successivo, non solo sulla musica, ma anche sulle parole. “Per questo le liriche a volte sono molto personali“, ha detto quasi scusandosi. Ma non si tratta di un esibizionismo dei sentimenti, tutt’altro: riprendendo le parole che potete ascoltare qua sotto, insieme ai due brani in acustico e al disco di cui parliamo, la questione è di “rendersi conto di essere vivi, che si vivono tantissime sensazioni tutte insieme che comprendono passato, presente e futuro”. Mica facile, direte voi. Be’, il consiglio del nostro ospite è solo uno: “aprite gli occhi” e, aggiungiamo noi, anche le orecchie. Per live, dischi, musicisti e persone come Ben Seretan, ne vale proprio la pena.

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