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Licenziamenti alla Perla. Sindacati a Di Maio: “Convochi un tavolo di crisi”


Bologna, 3 lug. – “Ci vuole una spinta del Ministero dello Sviluppo Economico, sennò non ce la facciamo a salvare La Perla”. Roberto Guarinoni, segretario cittadino di Filctem-Cgil, chiarisce il prossimo passo per tentare di scongiurare i licenziamenti che pendono su 126 dipendenti del noto brand di abbigliamento di lusso. “Oggi Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil nazionali hanno richiesto al Mise di convocare un tavolo su questa crisi, perché è vero che per ora riguarda solo Bologna, ma questa impresa lavora con tantissime altre in tutta Italia; a La Perla si produce solo il 3% del prodotto, perciò potrebbe riguardare svariate altre imprese”, spiega. L’azienda nel 2018 era stata ceduta da Silvio Scaglia a Tennor, società anglo-olandese, che il 28 giugno ha comunicato l’apertura della mobilità.

Nel frattempo, dopo l’assemblea di questa mattina, si è deciso di intensificare l’agitazione con altre 20 ore di sciopero. Già ieri i lavoratori e le lavoratrici avevano manifestato sotto i palazzi della Regione, mentre ai piani alti era in corso il tavolo tra Istituzioni, sindacati e l’amministratore delegato della Tennor, Pascal Perrier. “Questa volta – dice un dipendente – ha fatto più male del solito. Noi abbiamo avuto crisi cicliche in passato, a ogni cambio di dirigenza, ma questa volta hanno fatto subito la procedura di licenziamento e non si era mai vista una cosa del genere”. Le attività sono ferme in questo periodo e “non si vede un progetto di rilancio”, lamentano altri.

E anche secondo Guarinoni “non esiste un piano di rilanci vero e proprio dell’impresa, esiste un piano di tagli. Dicono che bisogna produrre di meno per vendere di più, ma un’azienda che deve aumentare i suoi fatturati deve pensare di fare un’offerta di prodotto ottima e non di ridurre l’offerta sul mercato, tra l’altro proprio la parte che va di moda”. Ieri la procedura di licenziamento non è stata bloccata e nemmeno sospesa, perciò, sebbene rimanga comunque aperta la proposta di incontrarsi nuovamente con l’azienda, l’unica strada percorribile per salvare i lavoratori sembra appunto quella di un tavolo istituzionale con il Ministero.

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