Lettere incendiarie. Accusa di terrorismo
Dopo il ritrovamento delle lettere al CMP di via Zanardi la Procura ha ipotizzato il reato. Le buste potevano incendiarsi non esplodere

Bologna 29 mag.- Attentato per finalità terroristiche o di eversione e tentate lesioni gravissime. Sono questi i reati ipotizzati contro ignoti dal pm Antonello Gustapane che coordina le indagini sulle due buste imbottite contenenti 30 grammi di polvere nera (ritenuta simile a polvere da sparo), fili elettrici e minibatterie intercettate al centro meccanografico postale di via Zanardi. Se fossero state aperte avrebbero potuto produrre una fiammata e non un’esplosione ma si ritiene che anche semplicemente maneggiandole si sarebbero potute incendiare. Il procuratore aggiunto Valter Giovannini ha detto che le buste “avrebbero colpito i dipendenti delle imprese addetti all’apertura della corrispondenza, oppure potevano incendiarsi accidentalmente nelle mani di chi recapitava le lettere. E’ quindi un attentato ai lavoratori”.
Le lettere erano indirizzate ad aziende piemontesi che si occupano di manutenzione e ristrutturazione del Cie, centro di identificazione ed espulsione, di Torino.
Le indagini si indirizzano verso la galassia anarco insurrezionalista. Sul sito macerie (www.autistici.org/macerie) è apparso un dossier dal titolo “I cieli bruciano” che riporta nomi e indirizzi delle aziende che in qualche modo lavorano per alcuni Cie, centri di identificazione ed espulsione, italiani. “I Cie si chiudono col fuoco – è l’esordio del dossier – i Cie sono ogni ditta, ente o persona che collabora con la sofferenza e la reclusione dei senza documenti”.