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Le voci dall’Aquarius sulla rotta verso Valencia

Bologna, 12 giu. – Alla fine l’Aquarius sbarcherà sulle coste spagnole. Bloccata tra l’Italia e Malta dalla notte di domenica, la nave dell’ong SOS Mediterranée ha ricevuto questa mattina la conferma definitiva che sarà Valencia il porto sicuro (Port of Safety) nel quale attraccare. Quando ci contatta Alessandro Porro, membro del team a bordo, la nave è ancora “ancora nella stessa posizione di ieri, a 25 miglia nord est da Malta” ma ha ricevuto nel frattempo la conferma dall’MRCC di Roma, il Centro di Coordinamento Soccorsi, che entro la mattinata di oggi la nave della Guardia costiera “Dattilo e Marina italiana prenderanno in carico circa 500 persone delle 629 a bordo”. Insieme, procederanno poi tutte e tre verso la Spagna.

Mauro Casinghini, direttore del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, in contatto con il team che si trova in questo momento a ridosso della nave per il pronto intervento medico, assicura che “la notte è trascorsa in maniera tranquilla”. Nelle ore passate le 629 persone a bordo sono state infatti rifornite di cibo e acqua: “Da un lato siamo sollevati – racconta Porro – perché si esce da un momento di stasi; dall’altra parte vogliamo sottolineare che questa non è una soluzione che può funzionare a regime, perché con i tempi tecnici per arrivare in Spagna sottraiamo delle risorse al soccorso nelle acque internazionali di fronte alla Libia dove la gente continua a morire”.

La “vittoria” leghista, così come definita dal neo ministro dell’Interno Matteo Salvini, si risolverebbe in una soluzione solo “momentanea” secondo la giornalista Angela Caponnetto di RaiNews24, salita più volte a bordo dell’Aquarius. Infatti “gli sbarchi continuano” e proprio la Guardia Costiera italiana ha recuperato in queste ore “937 persone” alle quali il Governo ha concesso di approdare al porto di Catania. Ma quali politiche assumerà verso le 3 ong rimaste ad operare oggi nel Mediterraneo? Continuare a chiudere i porti “non si può fare, né per ragioni di diritto internazionale né per ragioni di diritto interno”, spiega Gianfranco Schiavone dell’Associazione Studi Giuridici Immigrazione. Secondo Schiavone la partita si gioca sulla “ripartizione dei richiedenti asilo” e se venisse modificato il Regolamento Dublino “il quadro europeo di questa enorme tensione si configurerebbe in maniera diversa”.

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