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Le coop sociali alla Regione: “Proviamo col reddito minimo di cittadinanza”

14 ott. – Le coop sociali di tutta l’Emilia-Romagna vanno a congresso. Domani, martedì 15 ottobre, delegati da tutta la regione si ritroveranno nella Sala Auditorium in piazza della Costituzione, a Bologna. Oltre ai lavori congressuali sarà presentata una ricerca per mostrare l’importanza del comparto nell’economia locale (le coop sociali aderenti a Legacoop Emilia Romagna fatturano complessivamente 1 miliardo di fatturato e occupano 27mila lavoratori su 230 coop differenti) e nelle politiche di integrazione sociale. Le coop sociali di tipo B si occupano infatti di reinserire lavorativamente persone svantaggiate, disabili fisici e psichici.

Già annunciate alcune richieste che le coop presenteranno alla politica regionale: l’istituzione di un fondo regionale dedicato alla prima infanzia per mettere in sicurezza gli asili nido, la sperimentazione regionale del reddito minimo di cittadinanza e il potenziamento del servizio civile, un piano strategico per sostenere la domiciliarità delle persone non autosufficienti. Sul reddito minimo Alberto Alberani, responsabile del comparto per Legacoop, spiega come sia necessario avviare una sperimentazione. “Non abbiamo la bacchetta magica ma pensiamo sia ora di sederci attorno al tavolo e ragionarci. Le risorse potrebbero esserci, e le maggiori difficoltà sono a livello normativo nazionale. Per questo noi proponiamo di studiare una forma di reddito minimo garantito o di cittadinanza, magari applicato alle persone svantaggiate, su scala regionale”.

Altra richiesta: riservare una quota degli appalti regionali alle coop sociali di tipo B, “quelle non profit che favoriscono l’integrazione di disabili e persone svantaggiate nella società“. Sulla questione clausole sociali (quelle clausole che il Comune di Bologna sta tentando con difficoltà e ritardo di inserire nel regolamento generale che disciplina i bandi di appalto e che potrebbero garantire alle persone svantaggiate una quota variabile tra il 5 e il 10% di posti di lavoro), Alberani si dice fiducioso: “Possono esserci difficoltà ma la volontà politica c’è, sono estremamente fiducioso“.

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