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La rete odia? Alcune cose da sapere sull’anonimato web (Prima parte)

Foto Flickr CC di Rain Rabbit

Bologna, 14 feb. – Lo chiamano “odio in rete”. Sono i troll, gli stalker della tastiera, quelli che dietro il nickname e la tastiera lanciano minacce, insulti. Sulle pagine di cronaca si parla del suicidio di una ragazzina di 14 anni che si è buttata dal tetto di un ex albergo a Cittadella di Padova e gli inquirenti monitorano Ask.fm per l’ipotesi di istigazione al suicidio.

Ma è la rete a creare l’odio? Oppure è solo un nuovo luogo in cui si manifesta? Eliminare l’anonimato in rete è una soluzione? Servono leggi nuove per il web?

Abbiamo girato queste domande ad Ernesto Belisario (@diritto2punto0) e Carola Frediani, (@carolafrediani) ospiti all’ultima puntata di Pensatech.

L’anonimato in rete, ci ricorda Belisario, è un tema che ciclicamente ritorna. “Un conto è la percezione di essere anonimi, quando compiamo alcune attività in rete, un conto è l’essere davvero anonimi. Lo stesso garante della privacy ha consigliato l’utilizzo di pseudonimi per proteggere la propria identità. In realtà, in caso di reato, il gestore del social network può fornire una serie di informazioni, come il log, l’indirizzo ip, all’autorità giudiziaria” ci spiega Belisario. Nel caso di Cittadella infatti è già scattato il sequestro di due smartphone.

Esiste poi un problema, on e offline, di lentezza della giustizia . E’ importante dare a tutti, soprattutto chi crede che uno schermo sia sufficiente per creare un far west, la certezza che il “far web” non esiste. “Bisogna dirlo ai politici”, ribadisce Belisario, “che le norme esistono già”. Bisogna applicarle. Il consiglio è quello di non separare il mondo virtuale da quello reale se siamo vittime di ingiurie, bisogna usare gli strumenti ordinari e denunciare le violenze in rete al pari delle altre.

“In rete non ci sono donne” è la battuta che circola in certe chat, ci ricorda Carola Frediani. Il tema dello cyberstalking non è nuovo e già ne abbiamo parlato a Pensatech. E’ un tema ricorrente, ma lo “hate speech” non riguarda solo le donne. La prima regola di fronte ad episodi di trolling, ci ricorda Frediani, “è ignorare il Troll: “Don’t Feed the Trolls”, non alimentare il Troll”. Importante poi non cancellare le tracce degli insulti, ma conservarle ed eventualmente inserirle in una denuncia.

A venerdì prossimo per la seconda parte.

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