Firmiamo di continuo consensi per la privacy e di fronte ad ognuno di questi decidiamo come e se dare i nostri dati in cambio di servizi, sconti, agevolazioni. A volte firmiamo di buongrado, a volte ingenuamente, altre volte anche con un po’ di diffidenza.
Ma ci sono dei momenti in cui non possiamo decidere se dare i nostri dati o no. Ed è quando trattiamo con la pubblica amministrazione che, necessariamente, deve sapere chi siamo, quando siamo nati, dove, dove abitiamo, quanto guadagniamo. Anche per questo la protezione dei dati nella PA è così importante. Siamo in buone mani?
L’abbiamo chiesto a Ernesto Belisario, avvocato dello studio eLex, fondatore di PAdigitale, a seguito dell’operazione di polizia postale People1. L’operazione, sotto la direzione della Procura di Roma, ha portato ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e 6 decreti di perquisizione sul territorio nazionale.
Sono state trafugate centinaia di credenziali di accesso a dati sensibili, migliaia di informazioni private contenute in archivi informatici della pubblica amministrazione, relativi a posizioni anagrafiche, contributive, di previdenza sociale e dati amministrativi appartenenti a centinaia di cittadini e imprese italiane. Il meccanismo era quello di un banale phishing.
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