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KmZero tra ortolani a ritmo di samba e contadini resistenti

Bologna, 25 giu. – E’ possibile zappare e preparare il terreno per un orto a ritmo di Samba? Ce lo siamo chiesto nella prima parte dell’ultima puntata (di questa stagione) di KmZero e la risposta è sì e la prova i bolognesi l’avranno il 6 luglio prossimo, quando ci sarà la Par L’Ort Parata. Nella seconda parte ci siamo fatti raccontare il viaggio, già iniziato e ancora in corso, di quattro persone, tra i contadini resistenti di Genuino Clandestino.

La partenza della Par L’Ort Parata è prevista per le 16 di domenica 6 luglio da piazza dei Colori, lo spazio di via Martelli, estrema periferia nord est del quartiere San Vitale, dove verranno predisposte delle aiuole per la piantumazione. Da lì, con l’accompagnamento musicale e danzante della scuola di ballo Sambaradan, partirà la parata che, per via Mattei, via Bassa dei Sassi, via delle bisce, arriverà in via del Battirame dove negli spazi che furono del Link verrà costruito un orto. Francesco Orsini, ricercatore dell’università di Bologna e tra i fondatori di Horticity, che insieme all’associazione Oltre, a Zago e ad altre realtà fa parte dell’organizzazione, ha spiegato che la parata è finalizzata a promuovere l’orticoltura urbana. L’evento fa parte del progetto Hortis che, come si legge dal sito, è un progetto che “contribuisce alla lotta all’esclusione sociale e promuove l’apprendimento permanente tra gli adulti di specifiche competenze nell’ambito dell’orticultura urbana”.

Francesco Orsini, tra le altre cose, ci ha spiegato qual è l’importanza di lavare frutta e verdura, anche quelle provenienti da agricoltura biologica o autoprodotte, con bicarbonato. La maggior parte degli inquinanti registrati da uno studio condotto dall’università di Bologna, proprio da Francesco Orsini, sono “da deposito”. Lo studio è stato condotto proprio per valutare il grado di inquinamento dei frutti dell’agricoltura urbana, un tipo di agricoltura che per sua natura si svolge in un ambiente inquinato.

L’aria e l’acqua lasciano su frutta e verdura polveri che contengono, tra l’altro metalli pesanti. Questi ultimi, grazie all’azione del bicarbonato possono essere rimossi: per questo “è sempre bene mettere un cucchiaino di bicarbonato in un litro d’acqua e lasciarsi a bagno frutta e verdura prima di consumarle” ha spiegato Orsini. Per quanto riguarda invece gli inquinanti assorbiti, Orsini ha detto che lo studio è ancora in corso e che al momento non sono stati rilevati livelli preoccupanti. Per ovviare comunque al problema, e creare orti anche su terreni inquinanti, arriva in soccorso la coltura idroponica. Attraverso questo metodo di coltivazione, che consente di piantumare “fuori terra” all’interno di contenitori, consente di ovviare al problema della contaminazione dei suoli, tipico di aree ex industriali.

Sarà proprio un orto “fuori terra” l’obiettivo della Par L’Ort Parata: verrà costruito, su tavoli, un orto in via del Battiferro, in un’ex area industriale (in realtà un tempo era occupata da magazzini). L’orto, come ci ha spiegato Orsini, sarà costruito in modo tale che anche le persone a ridotta capacità motoria o su carrozzina potranno partecipare alla coltivazione, contraddicendo così il vecchio adagio di chi vedeva nell’agricoltura solo fatica: “La tèra l’è basa“.

Nella seconda parte ci siamo occupati di “Genuino Clandestino, il libro“. Un libro fotografico, un’inchiesta che è anche un viaggio tra i contadini resistenti, in giro per l’Italia. Un libro che nascerà e che per ora è un blog, un diario di bordo del viaggio che Michela Potito e Roberta Borghesi, attiviste di Campi aperti, e di due fotografi, Sara Casna e Michele Lapini. L’idea è quella di raccontare, con parole e immagini, la vita e il lavoro di chi coltiva la terra nel rispetto della naturalità e rifiutando le tecniche industriali. Per sostenere il progetto è attivo un crowdfunding.

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