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KmZero tra grano saraceno e contraffazione

Bologna, 4 giu. – Uno spettro si aggira per le tavole italiane e mette in pericolo il Made in Italy: il grano saraceno. Lo mette nero su bianco il deputato del Movimento 5 Stelle Filippo Gallinella primo firmatario della proposta di legge numero 1407, “Modifiche agli articoli 448 e 518 del codice penale e all’articolo 51 del codice di procedura penale, in materia di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari”. La proposta di legge, ora in attesa di calendarizzazione in commissione giustizia, porta in calce le firme di 14 parlamentari grillini e contiene un errore, che lo stesso autore del testo, Gallinella appunto, definisce una gaffe. Nell’illustrare, nel preambolo della proposta di legge, i rischi di contraffazione a cui vanno incontro i prodotti agroalimentari italiani, il grillino scrive: “La pasta venduta in Italia è prodotta per un terzo con grano saraceno“.

L’errore è finito in rete e sui social network è divenuto motivo di scherno, considerato lo specchio della scarsa preparazione della classe politica italiana. ”Intendevo straniero” ha precisato Gallinella, che però non è stato l’unico a scivolare sul grano saraceno. Già nel 2011, la Relazione sulla contraffazione nel settore agroalimentare, firmata dal leghista Giovanni Fava e dal democratico Luca Sani, recitava a pagina 90 “metà delle nostre mozzarelle e dei nostri formaggi, non a denominazione di origine, non sono prodotti sul territorio nazionale ed un terzo della nostra pasta, venduta in Italia, è fatta con grano saraceno“.

E’ probabile che Gallinella abbia “raccolto” l’errore da Fava e Sani. “La cosa che mi stupisce di più – dice ai nostri microfoni – è che non ci si sia concentrati sul merito della proposta di legge”. Ed è quello che noi abbiamo cercato di fare.

La proposta di legge dei grillini parte dall’assunto che le mafie stanno sempre di più investendo sulla contraffazione dei prodotti alimentari. Per questo Gallinella e colleghi vogliono modificare, inasprendole, le sanzioni. In primis introducendo il reato di contraffazione alimentare. Inoltre i grillini propongono di rendere obbligatoria, come pena accessoria, la pubblicazione sugli organi di stampa delle sentenze emesse in materia di frodi alimentari. Una sorta di ricorso alla cosiddetta ‘gogna mediatica’? “Sì – dice Gallinella – nel senso che vogliamo che i cittadini siano informati di quello che le aziende fanno”.

Riccardo Felicetti, presidente dei pastai Aidepi, l’associazione di categoria aderente a Confindustria, respinge al mittente la proposta di legge dei grillini. “Non accetto – dice ai nostri microfoni – che si faccia passare un prodotto in cui si usa della materia prima di importazione come un prodotto in cui ci sia della contraffazione”. Un conto è la contraffazione dicono i pastai che aggiungono “va punita duramente”, un altro è l’utilizzo di materie prime di importazione. In Italia, annualmente, il 30-40% del grano duro (non saraceno) utilizzato per la produzione di pasta italiana proviene dall’estero, ammette Felicetti. La legge non prevede l’obbligo di esplicitare la provenienza delle materie prime e anzi, stando alle normative europee è possibile dichiarare che la propria pasta è prodotta con semola italiana anche se il grano duro è di provenienza estera. Questo è possibile se il grano duro viene macinato in Italia. Alcune aziende stanno ragionando autonomamente se e come esplicitare nelle proprie etichette la provenienza della materia prima, ma non è un obbligo, sottolinea con forza Felicetti. “Se io uso del grano estero per fare la pasta e lo dichiaro in etichetta – dice il presidente dei pastai – o anche se non lo dichiaro dato che la legge europea non mi obbliga ancora a farlo, per cui sono legalmente autorizzato a non farlo, non posso pensare che ci sia un membro del parlamento o una commissione parlamentare che in questo momento decide che io sono assimilabile ad una organizzazione criminale”.

Nel resto della puntata di KmZero ci siamo occupati dell’inchiesta sul Mose che ha travolto la politica veneta (con Tommaso Cacciari, del Laboratorio Occupato Morion di Venezia) e del festival del turismo responsabile It.a.cà con la presentazione del libro di Ivanna Rossi “Lampedusa, Guida per un turismo umano e responsabile”.

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