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Bologna 7 nov. – Quante volte scrivete “xché” oppure “xò”? La scrittura sul web, sui social network, sui blog o anche sui giornali online ha caratteristiche nuove rispetto alla classica scrittura cartacea.
Ma cosa si intende per “scrittura digitale”? Massimo Mantellini (@mante) sottolinea due aspetti che negli ultimi anni sono mutati nella scrittura online. E’ una scrittura parcellizzata, segmentata: ogni luogo ha una suo scrittura, ad esempio su Twitter, con la limitazione ai 140 caratteri, posso scrivere alcune cose, altre no. Il secondo aspetto riguarda i motori di ricerca: scrivere sul web ha bisogno di essere indicizzato e quindi visibile per i motori di ricerca. “Le parole che spesso associamo ai nostri punti di vista, ai nostri stati emotivi sono invece pensati per qualcos’altro. E questo è molto rilevante” sottolinea Mantellini che aggiunge “vincerà chi riuscirà ad essere interessante e umano, interessando anche i motori di ricerca”.
Spesso online cominciamo a leggere un articolo e non lo finiamo, ma non dobbiamo pensare che la tecnologia ci abbia reso stupidi. In una battuta possiamo dire che lo eravamo già e la tecnologia non ci ha certo resi intelligenti.
Rispetto in passato scriviamo di più anche se è una scrittura più dispersa. E’ una scrittura che sta inglobando, soprattutto per gli adolescenti, anche elementi visuali come le emoticon. Per Giovanni Boccia Artieri (@) quella che produciamo sui social network però non è una scrittura solitaria è una scrittura collettiva, interattiva. Sui social network veniamo avvisati dei commenti a quanto scriviamo, dialoghiamo e dibattiamo, su Whats App abbiamo bisogno di sapere se e quando il destinatario ha ricevuto e letto il nostro messaggio, come prevede la nuova funziona della “spunta blu”.
Ascolta la puntata di Pensatech (@pensatech)
Insieme a Giuseppe Granieri, Massimo Mantellini e Giovanni Boccia Artieri discuteranno di questo tema venerdì 7 novembre al Festival delle letterature dell’Adriatico da Pescara.
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